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Fake e spam funzionano meglio su Linkedin che su Facebook

1 – Su Facebook, in percentuale ai volumi, c’è relativamente meno spam, fake e clickbait che su Linkedin.

La percentuale di aggiornamenti con spam e di post di tipo clickbait, che si ricevono su Linkedin è spesso maggiore che su Facebook. Certo, in valore assoluto, Facebook contiene più notizie false, spam, e clickbait.

Tuttavia, pare che Facebook abbia venduto per anni i dati degli utenti a chi diffondeva notizie false. Quindi, per alcuni anni, avrebbe trasformato la diffusione di notizie false in pubblicità. Forse, anche per proteggere questa fonte di fatturato dentro Facebook gli strumenti per evitare lo spam e le fake news “gratuiti” sono più sofisticati che su Linkedin. Chiaramente, se fosse confermato, Facebook rischierebbe multe enormi o misure draconiane di controllo. Se non si facesse nulla, ci sarebbero rischi anche per le sorti della democrazia. Infatti, la trasformazione digitale non offre solo opportunità. Oltre ai rischi che la trasformazione digitale può portare nel mondo del lavoro, con le tecnologie digitali potrebbe diventare più facile alterare la democrazia, manipolando più facilmente dati e informazioni.

Quindi, Linkedin si è dimostrato molto meno pericoloso di Facebook, sia per i minori volumi che per l’assenza di scandali legati alla manipolazione delle elezioni. Tuttavia, come vedremo, in termini relativi, Linkedin è probabilmente il paradiso delle spam, del viral marketing, del clickbait e delle fake news “gratuite”. Il motivo è semplice, i sistemi di protezione sono inferiori rispetto a Facebook e spesso Linkedin funziona da amplificatore.

Da dove nascono i problemi di Linkedin con lo spam e le fake news?

  • Anche se per ogni utente attivo su Linkedin ce ne sono circa 200 attivi su Facebook, gli iscritti a Linkedin hanno mediamente molti più contatti di primo grado rispetto agli amici su Facebook.
  • Su Linkedin il singolo utente ha pochi strumenti per proteggersi da chi fa clickbait e spam.
  • Le logiche di gamification, che ho individuato dentro Linkedin, favoriscono chi fa spam e chi fa clickbait con meme o provocazioni. Queste strategie di Linkedin provocano anche altri problemi agli utenti.

Facebook protegge da spam, notizie false e clickbait meglio di Linkedin.

Su Facebook, commenti e like hanno un effetto molto blando rispetto a una vera condivisione. Invece, su Linkedin un like, o un commento, equivale a una condivisione.

Quindi, su Linkedin anche i commenti, che provano a spiegare che una notizia è falsa o che la notizia è un meme, diffondono il fake e il meme molto più che su Facebook. Lo stesso meccanismo funziona con le provocazioni. Parolacce e donne semi nude si diffondono molto meglio su Linkedin che su Facebook.

  • Su Facebook si può decidere di non ricevere più gli aggiornamenti dei post di chi, pur non facendo parte della nostra lista di amici, è comparso nella nostra home page. Persino su Twitter, possiamo togliere la voce a chiunque, per evitare che i suoi contenuti continuino a finire nella nostra home.
  • Invece, su Linkedin non si può impedire che i post di una persona, fuori dai nostri contatti, possano tornare molte volte nella nostra home page. Basta che i nostri collegamenti diretti commentino, anche negativamente, o mettano like ai suoi post o alle sue immagini, e ci ritroviamo i contenuti di quella persona di nuovo nella nostra home page.

Ci sarebbe forse una soluzione, bloccarli. Non credo che funzioni sugli aggiornamenti, ma anche se funzionasse, mi sembra esagerato arrivare a bloccare una persona solo per non riceverne gli aggiornamenti. Spesso, non si vuole ricevere i post o le immagini di una persona solamente per mancanza di interessi comuni. È sbagliato bloccare una persona per motivi futili.

Il problema dei cloni dei giornali.

Su Facebook ci sono molti cloni dei giornali, ce ne sono migliaia, tutti con nomi simili alle vere testate. I cloni sfruttano i nomi dei giornali seri per ingannare e veicolare notizie false o pseudo notizie di viral marketing. Come ho spiegato, su Facebook è facile eliminare dalle nostre home page chi produce notizie false o fa clickbait, ma vengono creati sempre nuovi cloni.

Dovrebbe essere Facebook a chiudere sul nascere queste copie verosimili dei giornali, ma forse per ora gli fa comodo il traffico che generano. Quello che mi sorprende è che sembra che i giornali tradizionali non facciano pressioni su Facebook per farli eliminare.

Su Linkedin per ora non ci sono i giornali italiani; quindi, per ora non ci sono nemmeno le copie. Se arrivassero anche su Linkedin temo che sarebbero incontenibili.

I meme, le provocazioni e i clickbait che funzionano meglio su Linkedin.

In generale, i comportamenti apparentemente non adatti su Linkedin possono essere a volte utili per alcuni professionisti. Quindi, non posso giudicare cosa è lecito e cosa non è lecito fare su Linkedin. Voglio solo evidenziare che alcuni comportamenti sono spesso dei tentativi di manipolazione su altri utenti per trarne vantaggio e che questi comportamenti sono premiati da Linkedin.

Ironia della sorte, il meme più diffuso su Linkedin è: manteniamo Linkedin professionale. A volte anche preceduto o seguito da una bella parolaccia in stile clickbait. Ho provato a combattere questo meme con la logica, l’ironia e il buon senso ma forse è una battaglia persa.

Molti di quelli che sfruttano sapientemente il clickbait e le debolezze di Linkedin sono ad esempio: headhunter divenuti star della rete, persone che vendono prodotti o servizi di largo consumo, come libri, corsi e manuali di livello base, chi fa guerrilla marketing. Per loro è un paradiso, sono ineliminabili dalle nostre home page.

La richiesta di opinioni solo per diffondere un messaggio o farsi pubblicità gratuita.

Visto che Linkedin regala viabilità facile. Tra i clickbait più diffusi ci sono quelli con la richiesta di opinioni su loghi, immagini, nomi o altro. In questo modo trasformano ogni banale commento in una condivisione che pubblicizza gratis qualcosa.

  • Ad esempio: Qual è il nome migliore per la mia nuova linea di profumi? Meglio il 1° o il 2°? Basta rispondere 1 o 2 e si diffonde il post o l’immagine su tutte le home page dei nostri contatti.

Le provocazioni con parolacce, insulti.

  • Alcuni, dopo aver fatto un post con tecnica clickbait, insultano quelli che lo hanno criticato o solo ironizzato. Ad esempio, definendo invidiosi e sfigati, tutti quelli che li avevano criticati. Questo genera un’altra ondata di reazioni, che gli dà ulteriore visibilità e fa diffondere ancora di più il post o la foto. Alcune volte, si fingono persone di grande successo, vittime dell’invidia, ma sono spesso piccolissimi imprenditori che cercano di sopravvivere facendo cinicamente un mestiere precario.
  • Ho scoperto che c’è persino chi si insulta da solo con un bel titolo a caratteri cubitali nel post e nella foto, anche questa banale provocazione su Linkedin funziona molto di più che su Facebook.
  • Esibire gli insulti ricevuti da persone anonime è sempre più diffuso. Non solo non vengono cancellati gli insulti ricevuti ma vengono esibiti e copiati in nuovi post per generare nuove discussioni. Molti saranno forse in buona fede ma sono certo che qualcuno ne approfitta consapevolmente e se non li riceve se li inventa. Per capirlo basta vedere cosa postano le persone, se una persona condivide spesso provocazioni di vario genere è quasi certo che è un “professionista” oppure una persona con qualche problema.

Le foto sexy su Linkedin funzionare molto bene.

Le foto sexy possono diventare provocazioni facilmente sfruttabili. Su Linkedin generano sia adulazione che discussioni polemiche infinite, che si diffondono ovunque. Su Facebook invece, le foto sexy suscitano raramente reazioni negative e si diffondono più difficilmente. Ad esempio, su Linkedin, grazie a questo meccanismo, una bella e giovane ragazza statunitense ha lanciato con successo una sua linea di bikini. Ha iniziato a postare costantemente le sue foto in bikini su Linkedin e le polemiche, sapientemente alimentate, hanno diffuso ovunque le sue foto e il suo brand.

La vanità, il punto debole di molti esseri umani.

Sfruttare la vanità delle persone funziona molto bene su tutti i social network. Molte persone condividono gratuitamente le loro foto per vari motivi, tra cui la vanità e l’esibizionismo, spesso senza secondi fini. Non c’è nulla di male se non si sfocia in forme patologiche. Tuttavia, i social network sfruttano a loro vantaggio la nostra vanità e sono diventati in un certo senso delle fiere della vanità. La nostra vanità in piccole dosi è positiva e utile. Tuttavia, persino postare ogni evento lavorativo può diventare una forma di esibizionismo utile più a Linkedin che a noi.

Quindi, è normale che, non solo i social media, ma anche i loro utenti cerchino di sfruttare la vanità altrui per ottenere quello che vogliono. Ad esempio, scrivendo, chi risolve questo quiz è un genio, si fa leva sulla vanità delle persone. Queste strategie trovano un terreno fertile dentro Linkedin.

Le provocazioni che non funzionano su Linkedin.

Tra i vari tipi di provocazioni, attaccare i vari personaggi famosi, provocandoli in ogni modo, è uno dei modi più proficui per fare clickbait. Fortunatamente, per ora, almeno su LinkedIn, questo tipo di guerrilla marketing non funziona. Ci sono pochi personaggi famosi e quelli che ci sono spesso non sono attivi e non rispondono.

Invece, su Facebook e Twitter le polemiche con le star funzionano e hanno funzionato molto bene, tanto che qualcuno è finito a fare l’ospite fisso in televisione. Per inciso, i media televisivi amano questi personaggi un po’ trash. Teoricamente, almeno la RAI per i suoi approfondimenti dovrebbe pretendere un po’ più di spessore, invece, chi fa clickbait dalla mattina alla sera e, a volte, persino chi fa principalmente spam, conquista facilmente la scena.

La migrazione su Linkedin degli “influencer”.

Su Facebook queste tecniche di clickbait funzionano, e funzioneranno, sempre meno. Gli influencer meno influenti, o incapaci di produrre loro contenuti di qualità originali, se non scopiazzano, usano queste tecniche per sopravvivere. Non funzionando più i loro metodi su Facebook come in passato, sono arrivati in massa su Linkedin.

Si può fare pubblicità con queste tecniche su qualsiasi cosa, pagando eventualmente gli “influencer”. Soprattutto per questo motivo Facebook ha dichiarato guerra a questi meccanismi, gli tolgono pubblicità a pagamento.

A Linkedin invece fanno ancora comodo, perché spera che facciano aumentare gli utenti attivi. Quindi, come vedremo, gli ha creato un ambientante molto favorevole, per ora.

L’arrivo dei long post su Linkedin ha peggiorato la situazione.

Inizialmente, ogni nuovo articolo di un nostro contatto su Linkedin Publishing veniva notificato con una bandierina rossa e inviato nella nostra home page. L’aggiornamento in home page si poteva eliminare, la notifica no. Molti sono stati attirati da questo meccanismo su Linkedin e lo hanno sfruttato anche per fare spam. Facebook ha avuto per primo le Note, i post post lunghi, ma non ha mai usato le notifiche aggressive come ha fatto Linkedin.

Ufficialmente, Facebook ha dichiarato molte volte di voler combattere il più possibile: spam, fake news e clickbait. Per ora con risultati scarsi ma si sono impegnati a investire su questi temi.

2 – I nuovi contatti fatti su Linkedin offrono più opportunità ma creano anche più problemi che su Facebook.

2.1) Al contrario di Linkedin, molti utenti Facebook hanno tra i contatti principalmente amici e conoscenti.

Vediamo un paio di dati:

  • I risultati di una ricerca University of Oxford, pubblicata a gennaio 2016, fatta con due sondaggi di due campioni di 3300 utenti. Gli utenti contattati erano tutti utilizzatori regolari di Facebook. Il numero medio di amici su Facebook era 155 nel primo sondaggio e 183 nel secondo.
  • Secondo una statistica di Statista.com, fatta in USA a febbraio 2014, solo i giovani tra 12 e 24 anni avevano in media più di 500 connessioni su Facebook. In media, in USA, l’utente medio aveva 350 amici su Facebook.

Invece, su Linkedin si cercano più opportunità che amicizie. Quindi, su Linkedin, è sensato avere una strategia personale per connettersi con molte persone. Anche io cerco di connettermi con altre persone che non conosco su Linkedin, ma con delle logiche precise che cambiano con il mutare degli obiettivi a breve e lungo termine.

Per molte persone come me è più importante la qualità piuttosto che la quantità dei nuovi contatti che si fanno su Linkedin. Per chi ha obiettivi di massa e per chi non ne ha capito i rischi, conta solo avere più contatti possibile su Linkedin.

Secondo una statistica di Statista.com, fatta in USA a marzo 2016, tra gli iscritti di Linkedin:

  • Il 47 % degli utenti ha tra i 500 e i 2.999 contatti di primo grado.
  • Il 28% ha massimo 300 contatti.
  • Il 15% ha tra i 301 e i 499 contatti.
  • Il 10% ne ha più di 3.000.
  • L’1% ha più di 10.000 contatti di primo grado.

Il gioco più diffuso inventato da Linkedin.

Linkedin ha creato una specie di gioco. Questo gioco ha una sola regola, vince chi riesce ad accumulare più collegamenti di primo grado. Le ricompense promesse sono tante, opportunità di lavoro, opportunità di successo, notorietà, opportunità di vendita, arricchimento. Tuttavia, non è tutto oro quello che luccica.

2.2) L’ipocrisia di Linkedin e i collegamenti che non sanno di essere solo dei follower.

Teoricamente, Linkedin dichiara che la richiesta di essere aggiunti ai collegamenti di un altro utente andrebbe fatta solo a chi si conosce già. Esiste persino un flag da mettere quando qualcuno ci chiede una connessione senza che noi lo conosciamo. Questa regola ipocrita non viene fatta rispettare. Quindi, la regola è rispettata solo da una piccolissima minoranza di utenti. Linkedin ha un limite di 30.000 collegamenti di primo grado, ovviamente Linkedin sa bene che chi si avvicina a questo limite conosce solo una frazione infinitesimale dei suoi collegamenti.

In realtà, i collegamenti di primo grado, di chi segue un utente con decine di migliaia di connessioni, sono quasi tutti solo dei follower di quell’utente. Oltre a seguirlo, senza essere seguiti, gli hanno, quasi sempre, regalato il loro indirizzo email.

Linkedin si guarda bene dal mostrare nel profilo esattamente quante connessioni ha chi ci chiede di accettare una richiesta di collegamento. Infatti, dopo aver superato i 500 contatti di primo grado su Linkedin viene visualizzato solo 500. In questo modo, quando si riceve una richiesta di collegamento, non è immediato sapere quanti contatti ha già accumulato chi ci inoltra la richiesta.

Fortunatamente, se chi ci chiede la connessione ha scritto dei long post su Linkedin, si può vedere quanti follower ha. Per i profili italiani, i follower sono di solito solo leggermente superiori o uguali ai collegamenti di primo grado.

2.3) Linkedin ci stimola per farci connettere con più persone possibili e premia la nostra vanità e la fame di connessioni.

A Linkedin non basta che noi continuiamo a chiedere e cercare nuove connessioni. Linkedin col tempo è diventato quasi un videogioco, basato sulle nuove connessioni, dove vince chi ha più connessioni. Molti se ne avvantaggiano professionalmente ma purtroppo in tanti perdono solo tempo. Il risultato finale è che dentro Linkedin ci sono molte persone che cercano di aggiungere nuovi collegamenti, o nuovi follower in qualsiasi modo.

La classifica dei nostri collegamenti diretti con più connessioni.

Per incentivare l’attività degli utenti, il profilo Linkedin è messo a confronto con tutti i collegamenti diretti. Nasce per questo l’inutile classifica dei profili più visualizzati tra i nostri collegamenti diretti. Ovviamente, in testa a queste classifiche ci sono gli utenti con decine di migliaia di connessioni.

Altri profili consultati.

Ogni profilo Linkedin ha di default un riquadro Altri profili consultati, che contiene i profili più frequentati da chi visita quel profilo. In sostanza, mette le foto e le descrizioni dei profili di altre persone nel nostro profilo. Nel maggior parte dei casi è utile per trovare persone simili quando si visita un profilo. In altri casi può essere imbarazzante, specialmente per i profili femminili, possono venire fuori accostamenti non desiderabili. Questo succede perché alcuni si divertono in altri modi su Linkedin. Chi ha tantissime connessioni, o foto provocanti, compare molto frequentemente in questi caroselli di foto e descrizioni di profili, così te li ritrovi, non solo nella home page, ma anche nel tuo profilo.

Io ho preferito disabilitare questa funzionalità molti anni fa per ridurre le richieste di connessione dei cacciatori di contatti e per non avere questa lista di profili che non posso controllare sul mio profilo. Per alcuni sono certo che sara utile ma credo che il profilo Linkedin debba puntare su altre cose per funzionare.

Chi ha visitato il nostro profilo?

Quelli precedenti sono alcuni esempi di come Linkedin mette in risalto le persone che hanno più connessioni per incentivare la competizione. Linkedin ci fa anche vedere chi ha visitato il nostro profilo, permettendoci di mandare una richiesta di connessione a chi visita il nostro profilo. In questo modo ci sono forse più probabilità che la richiesta venga accettata. Tuttavia, Linkedin non sempre può dirci chi visita il nostro profilo e senza pagare un servizio premium ci fa vedere molti meno visitatori del nostro profilo.

2.4) Lo svantaggio di cercare di aggiungere chiunque tra i collegamenti su Linkedin.

Per riuscire ad avere tantissimi collegamenti di primo grado c’è da lavorare molto. Una volta avuti tanti collegamenti, non ci sono solo gli aspetti positivi. Cercare di fare continuamente nuove connessioni o nuovi follower, senza una strategia, ha un prezzo, ad esempio:

  • Si potrebbero perdere tempo ricevendo richieste inutili da sconosciuti con cui non si ha nulla in comune.
  • Potrebbe arrivare tanto spam con messaggi e email.
  • Si perde tempo per cercare nuovi collegamenti o attirare nuovi follower.
  • Richiede tempo gestire e catalogare tante connessioni.
  • Può diventare più difficile trovare qualcuno in particolare, tra le proprie connessioni.
  • Diventa più difficile avere una home page con aggiornamenti interessanti o utili.

Quindi, avere tantissimi collegamenti di primo grado su Linkedin, senza una logica, è quasi sempre un’idiozia. Riassumendo, ci fa perdere più tempo, ci allontana dagli obiettivi veramente strategici e ci crea vari problemi.

2.5) I vantaggi di avere tantissime connessioni, senza una logica precisa.

Con migliaia di connessioni o follower, sicuramente uno dei vantaggi è la visibilità e la notorietà sui social. A forza di aumentare le connessioni e le persone che si seguono, alla fine si arriva all’opposto, praticamente non si segue più nessuno.

Anche se per alcuni è utile connettersi con chiunque, più aumenteranno le persone che cercano di connettersi con chiunque e più il gioco diventerà costoso e inutile. Per assurdo, se quasi tutti seguissero solo per essere seguiti o richiedessero le connessioni solo per essere seguiti, che cosa sarebbero i social? Alla fine, scomparirebbe ogni beneficio e rimarrebbero solo le perdite di tempo e i “furti” di email.

Chi ha più benefici dall’avere migliaia di collegamenti di primo grado o migliaia di follower, ad esempio:

  • Chi deve vendere prodotti o servizi di largo consumo può avere dei benefici.
  • Sicuramente è utile avere tanti contatti se si vuole fare la modella, l’attrice, la presentatrice o l’opinionista. Tuttavia, chi ha successo ha tanti follower non tanti contatti su Linkedin.
  • Chi fa il giornalista, il blogger o l’influencer può avere qualche vantaggio se ha molte connessioni.
  • Per fare spam e clickbait su Linkedin è utilissimo avere moltissime connessioni.

Ovviamente alcune di queste persone, con l’aiuto di Linkedin, cercano di spingerci a connetterci con chiunque, e soprattutto con loro. Sono alcuni di loro che diffondono la credenza che più collegamenti di primo grado, o follower, sia uguale a:

  • Più visibilità professionale,
  • Successo e fama nella vita.
  • Più opportunità di lavoro e in conclusione, più soldi.

Purtroppo, nella realtà, queste cose accadono molto raramente e i fattori determinanti per il successo sono altri. Per alcune categorie può tornare utile, ma non c’è nulla di professionale nel cercare di connettersi con chiunque.

Queste tipologie di professionisti e, in alcuni casi, di fastidiosi furbetti, sono collegati con decine di migliaia di persone. Seguono migliaia di persone su Twitter, sono connessi con decine di migliaia di persone su Linkedin e su Facebook, ecc.

Alcuni fanno di tutto per spingerci a connetterci o a seguirli. Ad esempio, su Twitter ti iniziano a seguire per qualche ora o per qualche giorno, sperando che tu, magari solo per mantenere un follower in più, inizi a seguirli. Poi, se non li hai seguiti, a volte, dopo un paio di mesi ci riprovano.

Su Linkedin sono più difficili da identificare, ti mandano una richiesta di connessione come tanti altri, ma non sono come tanti altri.

2.6) Che rischi corre chi si connette con chi ha decine di migliaia di connessioni su Linkedin.

Bisognerebbe essere consapevoli anche dei rischi di accettare una richiesta di connessione da chi punta a raggiungere i 30.000 collegamenti su Linkedin. Se non è un amico, non si ha nessuna reale speranza di essere seguiti ma in pratica si diventa solo dei follower. Se ci sono motivi per connettersi vale forse la pena, altrimenti meglio non correre rischi.

Inoltre, se vi interessa solo seguire qualcuno su Linkedin, non c’è bisogno di connettersi, potete limitarvi a seguire, esattamente come si fa su Twitter. In questo modo non rischiate di ricevere spam sull’email e non lo avrete tra i contatti, cosa non sempre negativa, anzi.

Alcuni utenti Linkedin sono dei furbetti che fanno spam. Io ragiono così, se accetto il tuo collegamento su Linkedin, mi aspetto che mi mandi dei messaggi privati personali, non che metti la mia email nella tua newsletter. Se dopo che ti ho tolto dai collegamenti continui a scrivermi da un’email usa e getta, non sei un furbetto, sei un piccolo delinquente. Questo può accadere anche connettendosi con account con poche connessioni. Ad esempio, chi raggiunge le 30.000 connessioni spesso crea un secondo account dal quale poter accumulare nuove email o quanto meno nuovi “follower”.

Secondo me, è meglio avere delle strategie mirate e selettive anche nel connettersi con molte persone su Linkedin.

Le conseguenze per un social network professionale che premia chi fa clickbait e spam potrebbero essere:

  • Gli headhunter che si sono trasformati in showman e vendono di tutto. Alcuni di questi headhunter non scrivono un post senza metterci almeno un paio di parolacce, di cui almeno una nel titolo.
  • Il calo degli utenti attivi mensili di Linkedin, in percentuale a quelli totali.
  • La customer satisfaction di Linkedin che è peggiorata negli ultimi anni rispetto a tutti i principali concorrenti.
  • Scrivere post di qualità e investire tempo in progetti di lungo termine premia sempre meno. Il rumore prodotto da milioni di scaltri manipolatori, in un ambiente a loro favorevole, sta coprendo tutto.

Ci sono anche altri motivi che hanno probabilmente contribuito al decadimento, ma queste cose sono accadute e stanno accadendo.


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Grazie
Enrico Filippucci
Enrico Filippucci. Profilo X in

7 commenti su “Fake e spam funzionano meglio su Linkedin che su Facebook”

  1. Great! Thanks a lot!
    Scherzi a parte, grazie. Lei mi ha aperto un mondo…
    come posso fare per poterlo condividere su fb? Posso?

    Rispondi
    • Certo, puoi condividerlo. Basta copiare l’indirizzo del post https… e metterlo in un tuo aggiornamento su Facebook

      Rispondi

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