La gloria non si conquista più in battaglia o affrontando tigri e leoni.
Nell’arena del Colosseo, qualsiasi schiavo che fosse sopravvissuto abbastanza a lungo, aveva la possibilità di ricevere gloria e ricchezza. Il pubblico non era mai solo spettatore, era parte dello spettacolo. Partecipava, giudicava e acclamava i gladiatori sopravvissuti alla battaglia.
Per noi italiani, chi sta in piedi su un palco è ancora un gladiatore sopravvissuto ai leoni. Infatti, c’è solo una cosa che accomuna tutte le rappresentazioni teatrali in Italia, con gli spettacoli in un club vacanze in Polinesia, popolato da italiani, il lungo e ripetuto applauso finale. Sia nel caso di spettacoli commerciali inguardabili, sia nel più piccolo teatro di avanguardia, magari con due attori con i postumi di una sbornia che si sono inventati la regia e il testo la sera prima, alla fine c’è sempre una valanga incontenibile di applausi.
Nei villaggi turistici, qualsiasi idiozia ci proponga l’animatore di turno, in astinenza prolungata da sonno, con noi italiani ha l’applauso è garantito.
Non ci basta applaudire, dobbiamo fare parte dello spettacolo.
Alcune volte, l’applauso finale è meglio dello spettacolo stesso. Ognuno ha il suo modo di applaudire e di interagire con gli altri. C’è chi sorride, cercando gli sguardi dei vicini, forse per sfidarli a chi applaude più forte. C’è chi arriva a fingere commozione. Alcuni fissano il loro eroe sul palco con un’espressione amorosa.
Ho visto gente che dormiva e russava sguaiatamente, alzarsi all’improvviso, stile zombi, per spellarsi le mani applaudendo. Confesso che nemmeno io sono immune al rito dell’applauso. Anche quando avrei voluto alzarmi e urlare, questo spettacolo è una boiata pazzesca! Come sempre, alla fine di ogni spettacolo, non resistito, applausi, sorrisi e ancora applausi. Non è un caso che noi Italiani siamo gli unici che si sono inventati l’applauso all’atterraggio di ogni volo di linea.
Per noi italiani l’applauso è il balsamo della vita, ci fa scaricare lo stress, riduce l’ansia, ci fa sentire uniti e coprotagonisti dello spettacolo. Solo Ugo Fantozzi, dopo la visione della Corazzata Potëmkin, si è ribellato all’applauso finale, ma quello era un film!
Alcuni stili di applausi italiani:
- Quello con le mani davanti alla faccia, utile anche per chi è uscito con l’amante e non vuole farsi vedere quando accendono le luci.
- L’applauso della vittoria, con le mani sopra la testa.
- Quello romantico, con la testa inclinata, le mani in prossimità del cuore e con un ritmo lento.
- L’applauso del bullo, con i gomiti aperti, il movimento ampio, lento e violento.
- Quello del missionario, gomiti stretti, mani in posizione di preghiera, perfettamente simmetriche e con le dita rivolte verso il cielo.
Ovviamente scherzo, però qualcosa di vero c’è…
I nuovi palcoscenici, sempre più potenti.
La televisione è ancora il più grande palcoscenico italiano. Il grande fratello ha trasformato dei mezzi mentecatti in: politici, attori, opinionisti, imprenditori ecc. Un miracolo? No un palco.
Anche nei corsi di formazione, basta un palcoscenico e il meccanismo si ripete. Hai pagato per sentire delle banalità che girano in rete da secoli? Alla fine, il 90% del corso erano marchette ad altri corsi, servizi o prodotti? Se ci fai applaudire, saremo felici di esserci fatti spennare come dei polli.
In privato, ci possiamo anche scatenare con le critiche, ma continuiamo ad applaudire sui social. Come vittime di un incantesimo, mettiamo like a qualsiasi idiozia proponga chiunque abbiamo visto su un palco.
Non è colpa di Facebook che non ci ha voluto dare il pollice rivolto verso il basso, ma la mancanza di un tasto “non mi piace” ha forse peggiorato la situazione.
Anche nel mondo digitale, se ci dai l’illusione che sei al centro dell’arena, noi ti sommergiamo di like. Magari, metti nel blog un po’ di belle foto di una vita meravigliosa, che forse non hai, fai un po’ di ragionamenti filosofici, oppure facci credere che puoi insegnarci a diventare ricchi o vincenti. Anche giocare a fare la rock star aiuta, ci ricorda il gladiatore nell’arena. Tu illudici, e noi faremo a gara a chi ti applaude di più.
Funziona anche se fai la vittima, se ti spalmi sulla spiaggia di un’isola deserta, con un po’ di dieta ferrea, ti potremmo vedere come un gladiatore vincente. Tutto è relativo, una volta si combattevano le tigri ora ci sono le zanzare. Poi, quando tornerai dall’isola, sarai un eroe.
I nuovi gladiatori.
Nella televisione prima, grazie ai Talk Show e ai Talent Show, e poi nel mondo digitale, sono riapparsi i “veri” gladiatori, i polemisti professionisti.
I gladiatori polemisti attaccano frontalmente chiunque sia minimamente famoso, se il malcapitato ci casca e risponde hanno già vinto. Le donne gladiatore sono le più pericolose, specialmente se supportate da belle foto, non hanno pietà per nessuno, famoso o no, se trovano un tuo punto debole ti massacrano.
I gladiatori polemisti hanno un esercito di fedeli applauditori e di aspiranti gladiatori, anche loro ferocissimi e assettati di visibilità. Come dei moderni Highlander, prendono forza dopo ogni battaglia vinta. È inutile per chiunque combatterli, ogni commento che li attacca, ogni critica, li rafforza. Sono invincibili, ma tutto sommato sono innocui, non attaccano mai chi è potente.
Per parlare di cose serie basta guardare i nostri politici, Montecitorio e il Senato hanno miracolosamente trasformato alcuni personaggi grotteschi, in giganteschi gladiatori incollati alle poltrone con i loro Smartphone da guerra. Non mi riferisco alle poltrone del senato, della camera o del parlamento europeo, li ci vanno il meno possibile, mi riferisco a quelle dei Talk show.
Comunque, senza più ironia, è utile capire come migliorare, o almeno non peggiorare, la nostra reputazione online, la nostra vita professionale potrebbe beneficiarne.
Davvero un bellissimo commento! Vero e sarcasticamente giusto! Ahimè non vedo la soluzione se non nello sviluppo dell’equilibrio..
Grazie Elena!