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La politica è riuscita a lottizzare anche i social media?

1- Politica, social media e giornalisti, un mix esplosivo, soprattutto in Italia.

Partiamo da un episodio che mi ha incuriosito. Mi sono imbattuto in una storia che non ho ben capito.

Su Facebook mi appare un evento in Expo, visto che alcuni miei amici partecipavano, mi sono registrato sul sito. Avevo capito, leggendo la descrizione dell’evento, che un ragazzo, Giacomo Biraghi, aveva inventato un “movimento” per l’Expo, semplicemente lanciando due anni fa un hashtag “Expottimisti”, e che l’Expo lo aveva premiato finanziando questa festa aperitivo nel padiglione di SlowFood.

Era compreso l’ingresso gratis all’Expo di Milano e un aperitivo, con degustazione omaggio da Slow Food, ne ho approfittato per rivedere alcuni amici.

Expottimisti evento 3 giugno 2015

Qualche giorno dopo, Giacomo segnala su Twitter un articolo del Fatto Quotidiano, scopro che lui era stato assunto da Expo. Nell’articolo ci sono anche i dettagli:

  • Uno stipendio sostanzioso di 4.000 euro al mese netti, che avrebbe ottenuto, secondo il Fatto Quotidiano, per aver lavorato con politici del centro destra.
  • Oltre a questo lavoro per Expo, ha avuto anche un contratto con la Camera di Commercio di Milano, credo sempre relativo all’Expo, per altri 160.000 euro lordi per due anni e mezzo di lavoro.

Secondo Giacomo, e secondo molti altri che lo conoscono, tutto questo è del tutto normale e non c’è nulla di strano. i lavori che ha fatto per la politica sono frutto della sua professionalità.

Può essere benissimo così. Da quello che ha scritto e da quello che scrivono su di lui le persone che lo conoscono, sembra sia una persona simpatica e un professionista capace e preparato. Confesso però che in generale, in casi del genere, qualche pregiudizio ce l’ho sempre. Quantomeno la statistica mi dice che qualcuno non la racconta giusta.

Purtroppo, il Fatto Quotidiano ha rifiutato un dibattito pubblico.

L’invito proveniva da Giacomo Biraghi e molti altri sui social media. Gianni Barbacetto, il giornalista che ha firmato l’articolo, con un tweet si è rifiutato di discuterne.

Barbacetto Tweet di rifiuto

Il motivo del rifiuto, Biraghi non è un giornalista, non è un rappresentante di Expo accettabile per Barbacetto e non voleva dargli ulteriore visibilità. Strano perché doveva essere Expo a decidere chi deve parlare con i giornalisti. I giornalisti possono discutere solo con i giornalisti? Può darsi che la risposta sia stata dura anche per le molte richieste di chiarificazione ricevute, forse troppe.

Secondo me è stata una occasione persa per approfondire. Comunque siano andate le cose, un singolo caso non può essere generalizzato. Questo episodio mi ha fatto incuriosire e ho cercato di capire quale è la situazione in Italia.

2 – Per accedere a buone opportunità economiche nel mondo digitale in Italia, bisogna avere un appoggio politico?

Il successo nel mondo digitale si può avere senza aiuti politici, ma il successo può essere creato artificialmente dalla politica. I giornali e le televisioni sono in mano alla politica e mi sembra sostengano solo persone e iniziative di chi è “amico” della loro parte politica di riferimento.

Di sicuro il Fatto Quotidiano, uno dei giornali che ogni tanto amo leggere, e la maggioranza dei giornalisti, non possono essere sospettati di aiutare volontariamente la politica a “lottizzare” e addomesticare il web.

Alcuni giornalisti sui social non si degnano di rispondere, come se solo i giornalisti o i potenti siano degni di considerazione sul web. Ma questo non è certo un problema per il mondo digitale.

Il vero rischio potrebbe essere che gli editori e l’ordine dei giornalisti, per semplici motivi economici, cerchino di far introdurre leggi che riducono la libertà di informazione in rete.

Un altro pericolo è la tendenza di alcuni giornalisti a facilitarsi la vita professionale, trasformandosi in piccoli ministri della propaganda per il potente di turno. Se i giornalisti lottizzati diventassero molti sarebbe un bel problema. Credo che la classifica della libertà d’informazione nel mondo ponga l’Italia molto in basso anche per questo.

In questo contesto italiano, poco meritocratico e con un controllo diffuso della politica sui mezzi di comunicazione, sulle università, nella santità, sulle associazioni professionali, ecc., avere un appoggio dalla politica può essere la chiave di svolta persino nel mondo digitale? Vediamo tre esempi.

a) Un primo esempio di alto livello, i “Digital Champions”.

A novembre 2014, l’Huffington Post titolava:

Nominati i primi 100 digital champions italiani: “Avremo un evangelista digitale per ogni Comune. Saranno 8 mila entro il 2015”

Nominati i primi 100 digital champion italiani

YouDem riporta la precedente dichiarazione di Riccardo Luna a un evento con Matteo Renzi.

Riccardo Luna è il Digital Champion dell’Italia in Europa. Luna è sicuramente bravo e preparato ma la mia impressione è che sia totalmente irraggiungibile se non fai parte del “giro”. Certo, se vuoi andare ad applaudire o a fare il tifo sei sempre il benvenuto.

Dubito che si arrivi così in lato se non hai anche forti agganci politici, ma potrebbe essere un mio pregiudizio. I Digital Champion, secondo me, sono una delle tante incomprensibili iniziative della UE.

Luna e il governo si sono inventata l’esercito dei digital champion.

Da quanto ho capito questa iniziativa è stata mostruosamente ingigantita in Italia, diventando forse una formula di arruolamento di “truppe digitali” per il governo o per il PD. Il piano era di scegliere 8000 Digital Champion, uno per ogni comune italiano. Questi campioni digitali avrebbero dovuto, o dovranno, fare gli evangelisti digitali in Italia. Ma che vuole dire fare l’evangelista digitale?

Purtroppo, dal sito privato dei Digital Champion italiani creato da Riccardo Luna, non ho capito né la necessità né i criteri di selezione di questi 8000 campioni, e poi, chi sono e che fine hanno fatto gli 8000 campioni digitali?

Vi do un aggiornamento, a settembre 2015 sono arrivati a circa 1500 Digital Champions. Dubito che arriveranno entro il 2015 agli 8.000 Digital Champions promessi, ma anche se ci arrivassero, e se i criteri di selezione fossero meritocratici, e non amicali, clientelari o partitocratici, continuo a non capire qual è la l’utilità dei Digital Champions per gli altri?

Quello che invece mi sembra chiaro è che i criteri di selezione non sono trasparenti, mi ricordano le liste che il segretario di partito fa alle elezioni.

b) Matteo Salvini Social Club.

Matteo Salvini social club

Matteo Salvini arruola i suoi campioni digitali in modo esplicito. Cerca collaboratori per la sua compagna sui social media. Ecco il messaggio nella pagina Talent del suo sito web:

Sai scrivere bene e vuoi collaborare con Matteo Salvini? Inviaci un breve pezzo, allegando un file PDF o Word, e capiremo se hai il Salvini-factor!

Anche in questo secondo esempio, il lavoro in quello che Salvini definisce il Matteo Salvini Social Club, sembra sia lavoro non retribuito. Non credo si saprà mai chi fa parte del Matteo Salvini Social Club.

c) – Il movimento 5 Stelle è partito direttamente dal Blog.

Nel blog tutti sono registrati, anche solo per commentare; quindi, non è detto che chi è registrato sia anche un sostenitore senza se e senza ma. L’impressione che ho avuto è che l’esercito più agguerrito sul web sia stato, finora, quello dei 5 stelle. Se si pensa che non avevano i media tradizionali, era l’unico modo per diventare il primo partito italiano.

Cosa succederà se o quando andranno al potere? Forse si adatteranno a fare anche loro le lottizzazioni? Si nasce rivoluzionari e si muore conservatori?

Conclusione

Se cercassero professionisti non mi farei troppe domande, è un lavoro come un altro, anzi, potrebbe essere molto interessante, invece sembra cerchino soldati.

Visto che sembra che queste iniziative non siano retributive, mi chiedo, collaborando suoi social media con i partiti, come si viene pagati? Si viene ripagati partecipando alle lottizzazioni? Chi non volesse schierarsi a priori, visto come funziona l’Italia, rischia di essere sempre penalizzato? Io non ho le risposte, cerco solo di evidenziare fatti e situazioni su cui riflettere, questo è uno dei miei “stili” di blogging.

Qualcuno ha interesse ad approfondire come la politica sta cercando di “domare” i Social Media?

Il dubbio è che in Italia, se non sei legato a qualche movimento politico, vecchio o nuovo, sei fuori da giornali, iniziative, sovvenzioni e opportunità importanti.

Mi sembra che i politici stiano tentando di replicare il modello fallimentare dell’Università italiana.  Dove i vari baroni universitari decidono le sorti dei ricercatori. Spesso, se vuoi avere un lavoro, devi prima piegarti umilmente per anni alle esigenze dei baroni e poi della politica. I pericoli per la democrazia potrebbero aumentare se, dopo gli arruolamenti sul web, i leader politici decidessero di implementare e controllare i partiti e i movimenti solo con piattaforme digitali proprietarie.

C’è qualcuno del settore che ha il coraggio di parlare di questo argomento? O di raccontare la sua esperienza? Di lottizzati pentiti sembra non ce ne siano, forse perché in Italia non hanno motivi per pentirsi.


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Enrico Filippucci
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