Dal 2013 bilancio drammatico per i lavoratori.
I dati sono impressionanti, nel 2013 in Italia i lavoratori con oltre 44 anni hanno perso 249.000 posti di lavoro, seguiti dai lavoratori tra i 35 e i 44 anni -62.000.
In totale il bilancio per i lavoratori con più di 35 è di -311.000 posti di lavoro. Il bilancio diventa leggermente positivo tra i 25 e i 34 anni, 9.000 lavoratori in più nel 2013. Ovviamente sotto i 24 anni il bilancio è positivo, ma solo 119.000 ragazzi in più sono entrati nel mondo del lavoro.
Risultato, disoccupazione in aumento, famiglie in difficoltà, economia in affanno senza la spinta dei consumi interni. Il dramma della disoccupazione giovanile è molto dibattuto e teoricamente anche combattuto a livello Europeo.
Di soldi ne stanno mettendo, ma senza ottenere risultati adeguati. Se sei hai meno di 30 anni, dal 1° Maggio 2014 potevi sperare di inseriti nel mondo del lavoro con Garanzia Giovani. Invece per la disoccupazione oltre i 30 anni di età la strategia dei governi europei sembra essere parlarne e non fare nulla di concreto.
Cosa fanno gli italiani che non trovano lavoro?
Secondo l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero l’AIRE dal “Rapporto italiani nel mondo 2013” emerge che chi emigra ha una età compresa:
- Tra 35 e 49 anni per il 25%.
- Tra i 50 e i 64 anni per 19,1%.
Secondo il ministero dell’Interno, dal 2009 a fine 2013 gli italiani tra i 50 e i 59 anni espatriati sono 362.000. Ogni anno c’è stato un incremento tra 60.000 e 70.000 persone, nel 2013 gli espatri sono stati ancora di più, 94.000. Non tutti gli espatriati si registrano all’Aire, molti non modificano la loro residenza in Italia. Quindi il numero di espatriati è sicuramente maggiore. La crisi sta obbligando all’espatrio anche chi è alla fine della carriera lavorativa.
Questi italiani, dopo aver dato tanto all’Italia, si trovano costretti a espatriare per sopravvivere. Con difficoltà molto maggiori rispetto ai giovani e completamente ignorati da tutti. Questo è ancora più ingiusto se si pensa al loro contributo di anni di lavoro per l’Italia e per l’Europa.
Il nostro sondaggio conferma che davvero pochi credono nelle possibilità lavorative in Italia. Molti degli italiani che perdono il lavoro sono costretti alla fuga dall’Italia, qualsiasi età abbiano.
In altri paesi la lotta alla disoccupazione è alla base della democrazia.
In America, negli USA, dalla FED al presidente degli Stati Uniti, sono ossessionati dalla piena occupazione. Nel cuore del capitalismo mondiale, la disoccupazione è il male assoluto. La meritocrazia garantisce l’efficienza del sistema nordamericano.
Il sistema democratico americano è fondato sul raggiungimento della massima occupazione, poche tutele e molte opportunità. Per raggiungere l’obiettivo della massima occupazione, gli Stati Uniti fanno azioni forti e concrete. A volte sono azioni rischiose come i “Quantitative Easing”, però il risultato è la disoccupazione in continuo calo dal 2009 circa a oggi.
Perché in Europa ignorano la disoccupazione?
Una mia impressione, in Europa siamo, in fondo in fondo, sempre degli ex monarchici. Ora che i nuovi “nobili” si sono reinsediati, si stanno dimenticando ancora una volta del popolo. Le tutele, che prima erano diffuse per buona parte della popolazione, adesso sono riservate solo ad alcune categorie, sempre più ristrette e sempre più elitarie ed egoiste.
Soprattutto in Italia, le tutele si sono trasformate in privilegi per pochi. Tutto questo si abbina perfettamente con gli egoismi nazionali, gli sprechi diffusi e la corruzione dilagante. La disoccupazione è ignorata, perché l’obbiettivo principale è la conservazione dei privilegi per una parte della popolazione a discapito della collettività.
La storia Europea non ha insegnato nulla a questi nuovi “nobili”, storicamente quando gli europei cominciano ad avere fame poi si arrabbiano. Chi sono i nuovi nobili? Ovviamente i nostri politici, una parte delle grandi famiglie capitaliste europee, alcune corporazioni professionali e altri. Tutti questi “nobili” controllano la politica e si garantiscono immunità e privilegi.
Un recentissimo esempio:
La revisione delle rendite finanziarie, dove i piccoli risparmiatori pagano un’aliquota superiore a quella delle più grandi famiglie industriali italiane.
- Una tassa regressiva è anticostituzionale: Articolo 53 della Costituzione italiana “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
I canali tradizionali di comunicazione e i partiti vecchi e nuovi, nascondono l’assurdità di questa legge regressiva, non parlano della sua evidente incostituzionalità.
Altrimenti questo nuovo privilegio immorale dei nostri nuovi “nobili” farebbe arrabbiare molti italiani. Sembrerebbe che in Italia la costituzione si può violare palesemente, semplicemente bloccando la notizia su TV e giornali. Siamo davvero arrivati a questo punto?
Se i consumi delle famiglie si contrarranno ancora di più, la disoccupazione non può che peggiorare, a partire dal 1° luglio, noi inizieremo a pagare il 26% senza poter detrarre eventuali perdite. Mentre le partecipazioni qualificate pagheranno forse meno e potranno detrarre le perdite in Irpef!
Un esempio di oltre un anno fa.
La cassazione ha annullato la legge Monti che introduceva un contributo di solidarietà differenziato per le pensioni oltre 90.000 euro l’anno e oltre i 150.000 euro l’anno. Questa legge è stata considerata anticostituzionale.
Invece, nessuno si pone il problema se sia costituzionale, che moltissimi di quei ricchi pensionati non hanno mai versato dei contributi che possano minimamente giustificare quelle lussuose pensioni?
Per intenderci, hanno pagato 100 di contributi hanno già ricevuto 1000 e continueranno a prendere almeno altri 1000. Non hanno una pensione, hanno una vittoria truccata a una lotteria di stato!
Nessuno indaga se sia costituzionale, che chi oggi paga le pensioni truccate a questi “fortunati”, con i suoi contributi, non riceverà mai indietro i contributi versati? Queste sono le vere priorità per loro, mantenere e creare privilegi indecenti.