1 – Vogliamo attirare gli investenti in aziende italiane ma aumentiamo le tasse.
A parole diciamo di volere attrarre gli investitori italiani e esteri, ma poi aumentiamo le tasse. Ad esempio, da anni continuiamo ad aumentare le tasse che gravano su chi vuole investire in borsa. Gli unici in Europa che hanno la Tobin Tax siamo noi e la Francia, i due paesi Europei che continuano a deludere le aspettative di crescita.
L’ultima tassa sugli investimenti che si stava inventando il governo italiano, era il raddoppio della Tobin Tax. Un ulteriore regalo inaspettato ai mercati azionari concorrerti. Le aziende sane si dovrebbero finanziare, in modo trasparente in borsa. Purtroppo, la borsa italiana continua a perdere in credibilità e competitività, mentre le aziende scappano nei paradisi fiscali europei.
I danni che produce questa tassa sull’economia italiana sono molto superiori al suo gettito. La Tobin Tax potrebbe avere senso solo se fosse applicata da tutti, applicarla e inasprirla solo in Italia è un atto di puro masochismo, un regalo ai mercati nostri concorrenti.
Visto che la Tobin Tax contribuisce a far scappare altrove gli investimenti, qualcuno nel governo la voleva raddoppiare! Forse lo voleva fare per raggiungere o mantenere il primato del più piccolo e asfittico mercato azionario Europeo rispetto al PIL.
I mercati azionari sono in concorrenza l’uno con l’altro. Nessuno al governo si domanda come mai la Tobin Tax gli altri stati non la mettano?
Per gli ingenui che pensano che sia una tassa contro gli speculatori, la Tobin Tax colpisce solo gli investitori italiani. Chi compra e vende le azioni in giornata non la paga. Questa tassa favorisce la speculazione e disincentiva gli investimenti in azioni dei risparmiatori. Non credo sia difficile trovare un aggettivo adeguato per definirla e definire chi l’ha voluta, solo in Italia.
2 – Prepensionamenti per creare occupazione.
Non sono serviti decenni di prepensionamenti per capire che mandare in pensione le persone prima non crea occupazione.
Per pagare le pensioni dei nuovi pensionati servono maggiori contributi o tasse. Per avere maggiori contributi o maggiori tasse si deprimere l’economia e si disincentivano gli investimenti in Italia.
Ancora non lo abbiamo capito? Pare proprio di no. Il costo del sistema pensionistico italiano è già tra i più alti, questo grava sulla crescita e sulle prospettive occupazionali.
Il valore dei contributi delle pensioni delle future generazioni sono stati già svalutati enormemente rispetto al passato, per garantire maggiori privilegi alle vecchie generazioni. Nemmeno questa è una soluzione, perché è già stata usata in modo abnorme. Si rimanda solo di un po’ il problema, ma alla fine il risultato è lo stesso, bassa crescita e disoccupazione.
Il risultato è che ora si passerà all’eccesso opposto, ovvero non si riuscirà più ad andare in pensione. Infatti, tranne che per pochi privilegiati, per tutti gli altri, la data di pensionamento si sta spostando sempre più avanti.
3 – Non si riducono le tasse sul lavoro.
Lo sanno tutti che la priorità sarebbe ridurre il carico fiscale sul lavoro ma il governo, per un miope calcolo elettorale punta su altro. Non riduce le tasse sul lavoro per ridurre le tasse sugli immobili o per fare i prepensionamenti.
Puntiamo sulla casa per creare lavoro? Non sanno che in Italia oltre l’80% dei cittadini ha almeno una casa di proprietà? Senza guadagnare a sufficienza è difficile comprare una casa.
Conclusioni
Vogliamo continuare a domandarci perché, anno dopo anno, siamo sempre un paese ad alta disoccupazione e con una crescita del PIL da prefisso telefonico? Avevo provato a fare un movimento per passare dalle parole ai fatti, ma forse è inutile, ci vuole prima un cambiamento culturale in Italia. Oppure bisognerà toccare il fondo per capirlo.
Più tasse su chi finanzia le imprese e più tasse sul lavoro non possono che bloccare la crescita e l’occupazione. I tassi di interesse bassi e il petrolio a basso costo prima o poi finiranno.
Noi puntiamo sulla casa e sui prepensionamenti per creare lavoro? Continuare a fare gli stessi errori, facendo finta di cambiare tutto, aiuterà solo i nostri concorrenti.
Io sono d’accordo con il primo ed il terzo punto, non con il secondo visto che l’età pensionabile è stata elevata a 67-68 anni. Altro che prepensionamento! se si perde il lavoro a 50-55 anni sono dolori seri! magari ci fossero per taluni casi i prepensionamenti. In Italia si preferisce prendere un giovane perchè può essere sottopagato legalmente, invece gente con esperienza ma di una certa età è costretta ad andare all’estero, tipo UK, dove valorizzano le capacità del lavoratore e se ne fregano della sua età.
Questo è uno dei grossi male dell’Italia.
Piero, per chi ha oltre 50anni e non trova lavoro, potrebbero aiutarli a trovare lavoro o trovare delle forme di sostegno, non mandare in pensione prima chi ha un lavoro.
Per alcune categorie stanno cercado di fare prepensionamenti. Se potessimo sostenere il costo, se non fosse necessario ridurre le tasse sul lavoro e se non fosse riservato solo ad alcune categorie, sarei favorevole.
I prepensionamenti non aiutano chi è senza lavoro, anzi impediscono la riduzione delle tasse sul lavoro e di conseguenza le possibilità di trovare lavoro e le disponibilità economiche di chi lavora.
Parole sante…..niente da aggiungere.
L’analisi – pur di sintesi – in realtà andrebbe allargata almeno al peso della corruzione ed inefficienza della PA nel nostro belpaese, del costo globale di una colonizzazione politica sempre più vorace e bisognosa di risorse per la propria sopravvivenza, all’incertezza normativa con la conseguente costante conflittualità con un sistema di controllo che penalizza di fatto solo i virtuosi. Un solo inciso ulteriore, ancora una volta legato all’insipienza della nostra politica di almeno trent’anni, sulla questione previdenziale: vero che i prepensionamenti hanno causato solo costi per la collettività e nessun beneficio in termini occupazionali, oltre alla creazione di fasce di privilegio inaccettabili, ma non dimentichiamo il fatto che le casse di previdenza sono state gravate da oneri di altra natura come il costo degli ammortizzatori sociali, che per loro stessa natura e definizione etica dovevano essere a carico della fiscalità generale. Mi fermo qui perché ogni volta che si toccano questi temi l’onda dello sdegno e gli spunti di critica diventano inarrestabili. L’intero sistema paese andrebbe ristrutturato, a partire dall’etica pubblica e privata (imprenditoriale).
“A parole diciamo di volere attrarre gli investitori italiani e esteri, ma poi aumentiamo le tasse, soprattutto continuiamo ad aumentare le tasse che gravano su chi vuole investire in borsa. Ad esempio, gli unici in Europa che hanno la Tobin Tax siamo noi e la Francia, i due paesi Europei che continuano a deludere le aspettative di crescita.”
Il problema n. 1 dell’Italia dunque sarebbe la Tobin Tax? E quale relazione ci sarebbe fra l’incremento degli investimenti in borsa e la crescita del PIL italiano?
Personalmente credo che l’investimento/speculazione finanziaria sia una delle piaghe del nostro tempo quindi preferisco che venga applicata la Tobin Tax e che si riducano le tasse sul lavoro.
Potremmo poi parlare della quasi totale mancanza del concetto di “comunità” nell’italiano medio, dell’elevazione ad eccellenza della mediocrità oramai in voga da almeno 20 anni, ma questa sarebbe un’altra storia e richiederebbe credo almeno un migliaio di righe di commento.
Federico, investire in azioni serve per finanziare le aziende. Inoltre, chi ha un mercato finanziario efficiente ed economico , non solo permette lo sviluppo delle aziende nazionali ma attira anche le aziende straniere.
Ti sei mai domandato perché l’Inghilterra e gli Stati Uniti sono pieni di multinazionali e sono la culla di quasi tutte le aziende migliori al mondo? Uno dei motivi più importanti è un mercato finanziario molto attraente per gli investitori.
Qui in Italia si investe quasi solo su bond bancari, titoli di stato, coop e case. Questo è un male sia per gli investitori italiani, che guadagno poco e rischiano molto, sia per le aziende che non trovano credito a sufficienza.
Applicare la Tobin Tax solo in Italia rende il nostro mercato azionario ancora meno attraente e ancora più insignificante nel panorama mondiale. La competitività delle aziende italiane viene ridotta con meno credito.
Non capire la differenza tra investitori e speculatori è un problema molto grosso. Molti italiani pagheranno cara la loro ignoranza finanziaria, investire male i propri soldi vuol dire avere problemi in vecchiaia. Lo stato italiano è messo male, la pensione bisognerà saperla integrare con investimenti intelligenti.
“Ti sei mai domandato perché l’Inghilterra e gli Stati Uniti sono pieni di multinazionali e sono la culla di quasi tutte le aziende migliori al mondo?”
Dove vogliamo mettere la Germania? I paesi nordici quindi dovrebbero essere alla fame?
“Molti italiani pagheranno cara la loro ignoranza finanziaria, investire male i propri soldi vuol dire avere problemi in vecchiaia”.
Quindi siamo totalmente in mano alla finanza? Se non si diventa esperti in mercati finanziari siamo condannati a sopperire al grande libero mercato finanziario? (Mi viene in mente giusto ora il caso Banca Etruria).
La finanza non è la soluzione. La finanza, nei giorni nostri, è il problema. Forse sto mischiando (erroneamente) finanza e speculazione ma pensare di discernerle mi pare estremamente difficile.
Federico, la Germania non ha messo la Tobin Tax, aspetta che la mettano prima gli altri, poi forse la metterà forse no. I tedeschi non sono stupidi, ci tengono al loro mercato finanziario. Inoltre, la Germania ha il sistema finanziario più esposto sui derivati.
La Tobin Tax colpisce solo gli investitori, chi compra e vende le azioni in giornata non la paga. Favorisce la speculazione e disincentiva gli investimenti, una tassa idiota.
Per quanto riguarda Banca Etruiria, è proprio il modello finanziario da cambiare. Se non hai un mercato azionario le aziende si finanziario con le banche, le quali danno credito per “amicizia” e poi falliscono. In Italia questo modello sta per scoppiare, i crediti deteriorati continuano a crescere.
https://jobseekeritalia.it/2015/12/13/fare-fallire-una-banca-e-vivere-felici/
Senza finanza come fai a creare un’azienda?
https://jobseekeritalia.it/2014/06/27/demonizzare-la-finanza-impedisce-la-ripresa/
Enrico e tutti, secondo me ci sono anche altri errori capitali, fra questi soprattutto la scarsa propensione degli imprenditori all’ innovazione e le dimensioni troppo limitate delle imprese. Inoltre (ma non ne sono sicuro essendo fuori dall’ Italia da qualche anno) credo che persista l’ atteggiamento da “padrone” che una volta era largamente diffuso, che avvilisce il personale e finisce col favorire chi si adegua rispetto a chi ha idee.
Sì hai ragione, ci sono altri errori che facciamo spesso in Italia, i tre che ho elencato sarebbero facili da evitare per il governo.