- Dal 1996 la Cina insegue gli USA e corre senza sosta.
- L’Europa, dopo l’arrivo dell’euro, ha rafforzato il legame con la Cina.
- La forza dell’economia cinese e i nuovi modelli di sviluppo.
- La Cina potrebbe superare gli Stati Uniti?
- Lo scontro tra Stati Uniti e Cina può portare benessere o distruzione.
- Cosa possono fare l’Italia e l’Europa per non rimanere schiacciate tra le due superpotenze?
1. Dal 1996 la Cina insegue gli USA e corre senza sosta.
Quando il mio volo internazionale da Zurigo atterrò in un aeroporto vicino Pechino, non potevo credere ai miei occhi. Ero già stato in Unione Sovietica a soli 16 anni, nel 1981. Tuttavia, rimasi sorpreso quando vidi che il controllo dei passaporti per entrare in Cina, nel 1996, fosse fatto in un piccolo e grigio capannone industriale in mezzo al nulla. Perplesso, presi il volo interno e arrivai all’aeroporto di Shanghai.
Per un mese, a dicembre del 1996, ho vissuto e lavorato a Shanghai. Ero andato, per un intervento tecnico commerciale, nella allora più grande acciaieria della Cina, situata nel quartiere Baoshan di Shanghai.
In quegli anni lavoravo per una società texana di Dallas, la USDATA. Un nostro cliente italiano, la CEDA di Udine, aveva richiesto il mio intervento per risolvere un problema tecnico e commerciale.
Buona parte della Cina era ancora come quello squallido aeroporto vicino Pechino, ma in altri posti la corsa verso il progresso e il benessere economico era già iniziata.
A Shanghai, già nel 1996, si costruivano lussuosi grattaceli 24 ore su 24 e si radevano al suolo interi quartieri. Shanghai era una città di quasi 20 milioni di abitanti. Il traffico e l’inquinamento erano impressionanti, ma spesso si vedevano persone in bici o in risciò che trasportavano ogni tipo di cose e di beni.
La Cina era separata rigidamente tra aree agricole e aree industrializzate.
Tramite l’antico sistema Hukou, per la registrazione anagrafica dei cittadini, la Repubblica Popolare Cinese era ancora divisa in modo rigido tra aree agricole e zone di maggiore benessere. La crescita economica esplosiva, pianificata dal governo, ha esasperato le differenze tra le aree agricole della Cina e le aree industrializzate.
Con il sistema Hukou la libera circolazione dei cittadini era vietata e punita duramente. Così, veniva impedito un afflusso troppo grande nelle aree industriali. Questa divisione della Cina esiste anche oggi, ma negli anni è stata un po’ allentata. Chi ha un lavoro e mezzi di sostentamento oggi può trasferirsi legalmente da un’area agricola a una industriale.
Il centro di Shanghai era l’epicentro della nuova rivoluzione economica e culturale cinese.
Quasi nessun cinese parlava inglese nella Cina nel 1996, questo era per noi un grosso problema sia in azienda che in città. Tuttavia, esisteva già un centro della città con molti grattaceli nuovissimi e in costruzione. Noi lo chiamavamo downtown, perché lì sembrava di essere in una città statunitense.
Entrando nei grattaceli, tutto era identico ai grattaceli di New York o Dallas. Sembrava tutto made in USA: prese elettriche, manopole dei bagni, tende e architetture. Anche i franchising erano solo Statunitensi. Noi andavamo spesso all’Hard Rock Cafe di Shanghai perché era carino e si poteva ordinare in inglese.
Nel nostro albergo, frequentato anche da ricchi cinesi, vedevamo i programmi televisivi trasmessi da Hong Kong in tutta la Cina: CNBC Asia, MTV e prime Sports. Il governo cinese aveva deciso di consentire l’influenza culturale USA, ma non quella Europea. La BCC e ogni parabola satellitare erano vietati in Cina.
I legami con gli Stati Uniti erano già evidenti in quegli anni, di europeo in Cina c’era poco. Già negli anni 90 Shanghai e la Cina avevano preso come modello economico e culturale Hong Kong e gli USA. Gli Stati Uniti si stavano muovendo ad alto livello con il governo e le aziende. Due anni prima del mio arrivo in Cina, erano state eliminate alcune restrizioni agli investimenti stranieri in Cina e l’economia stava espandendosi al ritmo del 10% l’anno.
Il rapporto speciale tra Stati Uniti e Cina è durato per altri 20 anni.
La maggior parte degli investimenti stranieri che sono arrivati in Cina, prima del 2000, provenivano da aziende statunitensi.
Nonostante le tensioni commerciali, gli investimenti in Cina dalle aziende americane, secondo Rhodium Group, non accennano a diminuire. Nel primo semestre del 2019 sono stati investiti in Cina 6,8 miliardi di $, in salita dell’1,5% rispetto alla media dei due anni precedenti. Tuttavia, il ministero del commercio cinese stima un calo del 15% degli investimenti USA in Cina. La scarsa qualità dei dati economici è uno dei problemi che ancora sembrano affliggere la Cina.
Comunque, tra questi recenti investimenti di aziende statunitensi, spicca l’investito di Tesla a Shanghai nella prima fabbrica di auto cinesi con una proprietà al 100% straniera.
In totale, le aziende statunitensi hanno investo direttamente nelle industrie cinesi oltre 276 miliardi di $.
Nel 2023 il flusso totale di investimenti esteri in Cina sembra essere molto diminuito. Forse la causa sono le tensioni politiche e commerciali e il rallentamento dell’economia cinese.
Inizialmente, il flusso degli investimenti delle aziende era solo dagli USA alla Cina. Poi, dal 2005 in poi, le aziende Cinesi hanno iniziato a investire negli Stati Uniti. In totale gli investimenti diretti cinesi nell’industria statunitense hanno superato i 148 miliardi di $. Nel 2016 la Cina ha investito direttamente nell’industria statunitense la cifra record di 46,5 miliardi di $.
Le relazioni tra USA e Cina non sono solo a livello aziendale.
La Cina non è solo diventata la fabbrica degli Stati Uniti, ma è diventata uno dei mercati più importanti per le aziende di tutto il mondo. I figli dei cinesi più ricchi sono andati a studiare nelle migliori Università americane. Fino a giugno 2019, la Cina è stata il primo detentore del debito pubblico statunitense.
I programmi sportivi statunitensi, che i cinesi guardano dagli anni 90, fanno parte del legame culturale ed economico che c’è tra USA e Cina. Ad esempio, il basket professionistico NBA, fattura in Cina circa 4 miliardi di $ l’anno.
Oggi, queste tipo di relazioni potrebbero essere a rischio. La Cina sta frenando gli investimenti in USA, sia nei titoli di Stato che nelle aziende. Anche gli studenti e gli scienziati cinesi negli Stati Uniti stanno diminuendo.
Invece, le aziende statunitensi non vogliono rinunciare al mercato cinese e continuano a investire. Anche le aziende italiane ed europee, che sono sempre state presenti in Cina, continueranno ad investire e a lavorare in Cina. Il mercato cinese è ormai diventato enorme e continua a crescere. Quindi, nessuna azienda internazionale può permettersi di abbandonarlo proprio adesso.
La Cina è stata sottovalutavano da quasi tutti.
I miei clienti, e compagni d’avventura, nel 1996 erano tutti molto scettici sulle prospettive economiche della Cina. Secondo loro in Cina c’era solo una bolla passeggera. Inizialmente, mi avevano convinto, visto che loro vivevano in Cina 6 mesi l’anno e parlavano perfettamente la lingua. Pochi anni dopo, mi resi conto che invece non avevano capito nulla.
La crescita del prodotto interno lordo cinese, ad oltre il 10% l’anno, è stata molto disomogenea e evidentemente insostenibile nel lungo termine. Tuttavia, per decenni, la crescita dell’economia cinese non è mai scesa sotto il 6% annuo. Purtroppo, molti hanno sottovalutato la Cina. Quando nei primi anni 2000 parlavo con amici e imprenditori, quasi nessuno credeva che la Cina avrebbe potuto superare gli Stati Uniti in alcuni settori.
Cominciai a capire che valutare le prospettive economiche è esternamente complesso. Purtroppo, la maggioranza delle persone giudica sulla base di opinioni superficiali senza approfondire. Invece, i dati devono supportare le analisi qualitative sia per valutare le prospettive delle aziende quotate che per valutare le prospettive economiche delle nazioni.
2. L’Europa, dopo l’arrivo dell’euro, ha rafforzato il legame con la Cina.
Dal 2000 in poi, gli investimenti europei in Cina sono stati superiori a quelli statunitensi. Gli investimenti diretti di aziende europee in Cina hanno raggiunto un picco di oltre 160 miliardi di $ nel 2012. Le aziende tedesche sono quelle che investono di più in Cina. Le aziende olandesi e italiane, dopo quelle tedesche, sono le aziende europee che investono di più in Cina.
Un ultimo aneddoto dalla Cina del 1996.
Guardando solo la vita quotidiana e le condizioni di lavoro era molto difficile immaginare un futuro radioso per la Cina nel 1996. Le difficoltà da superare per lavorare in Cina erano notevoli. Mi ricordo che usciti dal centro di Shanghai, nel 1996, era come essere sulla luna. Non avevamo cellulari per chiedere aiuto né ovviamente smartphone o traduttori automatici. Quindi, chi non parlava un po’ di cinese poteva avere grossi problemi.
Nemmeno una mappa mi avrebbe aiutato perché non sapevo leggere i nomi delle strade in cinese. Inoltre, tranne che per lo shopping, era quasi impossibile comunicare qualsiasi altra necessità ai cinesi di passaggio. Le lire non servivano a niente, non esistendo l’euro, si potevano cambiare in yuan solo i dollari.
Il Natale in Cina non esisteva e, alla fine del mio incarico di lavoro in Cina, ero rimasto solo a Shanghai proprio la settimana di Natale. In quella settimana, in attesa del volo di rientro, non ho potuto parlare con nessuno. Il mio albergo era di fronte all’acciaieria e molti operai cinesi vivevano dentro l’acciaieria.
Il biglietto da visita con il nome e l’indirizzo in cinese dell’albergo era fondamentale ma certe volte non era sufficiente. Una sera, il mio taxi sgangherato si perse a pochi isolati dal mio albergo. Fortunatamente, conoscevo l’ultimo pezzo di strada. Quindi, provai ad aiutare il tassista dando indicazioni a gesti. Purtroppo, conoscevo solo i gesti dei numeri cinesi, che usavo per lo shopping, e il tassista non capiva né le mie indicazioni né la sua mappa strappata e logora.
Alla fine, la soluzione più veloce è stata scendere dal taxi e raggiungere l’albergo a piedi. Dopo altre avventure un po’ più rischiose, gli ultimi due giorni decisi di rimanere in albergo per evitare di finire nei guai e magari perdere l’aereo.
3. La forza dell’economia cinese e i nuovi modelli di sviluppo.
Nel grafico si vede la crescita percentuale annuale del PIL cinese dal 1990 al 2018.
La crescita economica della Cina è stata impressionante, questi sono alcuni dati World Bank pubblicati da Macrotrends:
- Il prodotto interno lordo cinese nel 1996 valeva 863,75 miliardi di $.
- Dopo 10 anni, nel 2006, il PIL della Cina è triplicato a 2.752,13 miliardi di $.
- Venti anni dopo, nel 2016 il PIL cinese era 11.137.95 miliardi di $, quasi 13 volte quello del 1996.
- Nel 2018 il PIL cinese è stato di 13.608,15 miliardi di $, oltre 15 volte quello del 1996.
I dati del PIL pro capite cinese sono altrettanto straordinari:
- Nel 1996 il PIL pro capite era di soli 709$.
- Nel 2018 il PIL pro capite cinese ha raggiunto i 9.761 $, oltre 13 volte quello del 1996.
Il PIL pro-capite non va confuso con il reddito medio pro capite. Comunque, il tasso di disoccupazione ufficiale è sotto il 4% e gli stipendi sono cresciuti molto. Quindi, la Cina non è più solo export ma, con 1395 milioni di cittadini, è diventata la nazione con il più grande mercato del mondo, ma solo come numero di cittadini. Invece, la crescita dell’economia mondiale dipende molto dalla Cina.
Da dove è arrivata la crescita mondiale dal 2013 al 2018.
Il Global Economic Outlook 2019 dell’IMF, certifica che dal 2013 al 2018, la crescita mondiale è arrivata da:
- Cina, il 28%.
- Stati Uniti, il 12%.
- India, il 12%.
- Indonesia, il 3%
- Germania, Giappone, Turchia, UK e Messico, ognuno con circa il 2% a testa.
- Corea, Francia, Russia, Egitto, Filippine, Arabia Saudita, Bangladesh, ognuno con circa l’1% a testa.
- Resto del mondo, le briciole…
La Cina ha prodotto il 31% della crescita mondiale nel 2023.
Sia il Fondo monetario internazionale che l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) hanno rivisto il tasso di crescita del PIL cinese al rialzo al 5,4% per il 2023. La Cina rappresentava il 17% del PIL globale nel 2022. Quindi, la Cina ha contribuito per lo 0,92% alla crescita mondiale per il 2023 (5,4*0,17=0,918).
Per completare il calcolo, bisogna aggiungere che la crescita mondiale nel 2023 è stata del 2,9% secondo FMI e OCSE. Quindi, 0,9/2,7=0,31.
Per cui, nel 2023 il contributo della Cina alla crescita economica mondiale è arrivato al 31% del totale.
Gli Stati Uniti hanno contrbuito al 21,5% della crescita mondiale nel 2023.
Il PIL reale degli Stati Uniti è aumentato del 2,5% nel 2023 (dal livello annuale del 2022 al livello annuale del 2023). Gli Stati Uniti hanno contribuito al 25% del PIL globale nel 2022, Quindi, la porzione della crescita mondiale determinata dagli Stati Uniti è stata dello 0,625% (2,5*0,25=0,625).
Come abbiamo visto, la crescita dell’economia mondiale nel 2023 è stata del 2,9%. Quindi, il contributo degli Stati Uniti alla crescita mondiale nel 2023 è stato del 21,5%. (0,625/2,9=0,2155)
Invece, l’Europa, che ha prodotto il 16% del PIl mondiale nel 2022, nel 2023 il Pil resterà invariato. Quindi il contributo dell’Europa alla crescita mondiale nel 2023 sarà nullo.
I turisti cinesi hanno improvvisamente iniziato a viaggiare e sono tantissimi.
Il turismo cinese è un’opportunità per l’Italia e per l’Europa. Secondo il World Tourism Organization, il numero totale di turisti cinesi che escono dalla Cina è passato da quasi 0 nel 1996, a 40 milioni l’anno nel 2007 e ha superato i 143 milioni l’anno nel 2017. Una progressione spaventosa e, per andare all’estero, viaggiano quasi tutti in aereo.
I turisti statunitensi che hanno viaggiato fuori dagli USA sono stati poco più di 31,2 milioni nel 2007, poco più di 87,7 milioni nel 2017 e 93 milioni nel 2018. Questi dati sono accurati perché li ho presi dal sito web del National Travel & Tourism Office.
Probabilmente, in media, gli statunitensi per ora spendono di più e rimangono all’estero più a lungo, ma i turisti cinesi sono già quasi il doppio. Sembra che il turismo cinese cresca, per ora, più velocemente di tutti. Quindi, in futuro i turisti cinesi potrebbero diventare sempre più importanti per le economie a vocazione turistica come la nostra.
Stati Uniti e Europa restano i mercati con i consumi interni più alti al mondo.
I consumi interni in Cina hanno rappresento il 32% del PIL cinese del 2017. Visto che il PIL Cinese nel 2017 è stato pari 12.143,49 miliardi di $, quindi i consumi interni Cinesi nel 2017 sono stati circa 3.886 miliardi di $.
Per fare un paragone, negli Stati Uniti i consumi interni rappresentano circa il 72% del PIL. Nel 2017 il PIL USA è stato superiore ai 19.390 miliardi di $. Quindi, i consumi interni Statunitensi nel 2017 sono stati circa 13.961 miliardi di $, 3,6 volte più grandi di quelli Cinesi. Pertanto, in termini assoluti, il mercato americano è il più grande mercato al mondo ed è, per ora, irraggiungibile.
Il PIL dell’Unione Europea è simile a quello statunitense ma leggermente inferiore e con una percentuale di consumi interni molto superiore a quelli cinesi. I consumi interni all’Unione Europea sono secondi solo a quelli statunitensi.
Il vecchio modello di sviluppo economico cinese è in declino.
Spesso, le aziende Cinesi, quando operano all’estero, sono aiutate vigorosamente dallo Stato. Anche, nel mercato interno le aziende Cinesi sono ancora protette e favorite rispetto a quelle straniere.
Inoltre, per investire in Cina bisogna quasi sempre condividere la proprietà con aziende cinesi. Questa restrizione, unita all’imposizione del trasferimento tecnologico forzato, ha consentito alle aziende cinesi di acquisire, legalmente e a basso costo, moltissime tecnologie occidentali.
Tuttavia, la Cina sta abbandonando o riducendo il modello di copia e dumping dei prodotti, con il quale ha conquistato interi settori economici. Questo modello di sviluppo ha mostrato tutti i suoi limiti con fallimenti a catena di aziende Cinesi spinte oltre il limite dalle politiche statali.
Alcuni settori che in Cina hanno avuto molti fallimenti:
Il settore dei pannelli solari ha generato in Cina molte aziende altamente indebitate, molte delle quali sono fallite. Il governo cinese spinge la sua industria solare a concentrarsi sulla crescita per abbassare i prezzi, ma la costante pressione spesso lascia le aziende instabili e con una grande quantità di debito.
- Ad esempio, JinkoSolar Holding Co. è diventato il più grande produttore mondiale di pannelli solari. Tuttavia, quattro grandi aziende di pannelli solari cinesi sono fallite nell’ultimo decennio.
Il settore immobiliare non viene percepito come rischioso e valutare le prospettive del settore immobiliare non è facile. In Italia abbiamo imparato a nostre spese che non è esente dai rischi. In Cina fanno tutto su scala più grande.
- Il settore immobiliare cinese è stato spinto fino alla creazione di enormi bolle. Le politiche del governo cinese hanno creato vere città fantasma nel mezzo della Cina, con prezzi delle case crollati. Invece, nei centri urbani più dinamici, i prezzi delle case sembrano volare oltre ogni logica.
Il nuovo modello economico cinese è basato sull’innovazione.
Da diversi anni, le aziende cinesi continuano ad innovare a ritmi elevatissimi, con investimenti enormi anche nel capitale umano. Ormai, in alcuni settori, siamo noi occidentali che dobbiamo copiare i cinesi.
Il sistema Cina, (Università, ricerca, investimenti e forte sostegno statale) nonostante i tanti problemi e le tante contraddizioni, potrebbe persino superare quello statunitense ed europeo. Per capire la dimensione del fenomeno basta guardare la quantità di brevetti detenuti dalle aziende cinesi.
Guardando il numero di brevetti mondiali attualmente in vigore, si vede chiaramente che le nazioni più innovative sono Stati Uniti e Cina. In pochi anni il numero totale di brevetti in vigore della Cina è passato dai 564.000 del 2010 agli oltre 2.00.000 del 2017. In questo modo ha superato uno dopo l’altro, la Corea del sud, il Regno Unito e infine il Giappone.
La Cina è diventata leader mondiale in molti settori strategici.
Possiamo notare la straordinaria competitività cinese sui nostri smartphone. I prodotti Cinesi, spesso con processori e modem cinesi, dominano il mercato mondiale. Tuttavia, fuori dalla Cina, usano ancora soprattutto software Statunitensi. Questo è un vantaggio competitivo enorme sia per la Cina che per gli USA. Invece, in Cina, quasi tutti i software stranieri e le App non cinesi, esclusi i sistemi operativi, sono tuttora vietati dallo Stato.
Il terreno di scontro più forte tra USA e Cina sono le telecomunicazioni. Le telecomunicazioni sono da sempre un settore molto delicato dal punto di vista dello spionaggio commerciale e della sicurezza militare.
- Ad esempio, gli Stati Uniti e la Russia, come superpotenze mondiali, hanno sempre spiato nemici e alleati. Qualche anno fa si è scoperto che persino il governo statunitense spiava quasi tutti i leader europei. C’è il sospetto che in passato abbiano spiato anche le aziende europee.
Quindi, i governi e le aziende sanno bene quanto sia strategico il settore delle telecomunicazioni. In passato, il metodo più semplice per spiare era attraverso i cavi di telecomunicazione, soprattutto quelli sottomarini. Successivamente, anche gli smartphone sono diventati facili strumenti di spionaggio.
Oggi, le aziende Cinesi sono diventate leader mondiali nel settore delle telecomunicazioni, mentre le aziende statunitensi ed europee sono in ritardo. La nuova tecnologia 5G permetterà di controllare computer, smartphone e tutti gli oggetti fissi e in movimento collegati in 5G. Quindi, con il 5G, senza protezioni adeguate, si potrebbe spiare e controllare ogni cosa.
La leadership mondiale delle aziende cinesi è una realtà anche in altri settori, ad esempio:
- L’azienda leader mondiale nella progettazione e produzione di carrozze per il trasporto ferroviario è un’azienda statale cinese, la CRRC. Attualmente l’83%, di tutti i prodotti ferroviari prodotti nel mondo, sono della CRRC o delle sue sussidiarie, fonte Bloomberg. Le fabbriche di CRRC sono in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti.
- Già nel 1996, l’acciaieria cinese di Baoshan, dove sono andato a lavorare, era la più grande al mondo. Dal 2018, più del 50% dell’acciaio grezzo mondiale è prodotto in Cina. Nel 2018 la Cina ha prodotto 928,3 milioni di tonnellate di acciaio, in crescita del 6,6% rispetto al 2017. La produzione mondiale di acciaio grezzo ha raggiunto 1.808,6 milioni di tonnellate nel 2018. Dati World steel Association.
- La Cina domina la produzione di terre rare. Le terre rare, elementi chimici meno facili da trovare sul nostro pianeta, sono fondamentali per la produzione di molti prodotti elettronici, magneti e super conduttori. Nel 2018, la produzione nazionale cinese di terre rare è stata pari a 120.000 milioni di tonnellate. Il secondo produttore mondiale, l’Australia, ne ha prodotte 20.000 milioni di tonnellate, gli Stati Uniti 15.000 milioni di tonnellate.
I traguardi raggiunti sono stati pianificati nei minimi particolari. La Cina ha annunciato che vuole diventare il leader tecnologico mondiale entro il 2049, l’anno del 100° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare cinese.
Il piano Made in China 2025.
Nel 2015 il governo cinese ha annunciato il piano Made in China 2025: il piano decennale per aggiornare il settore manifatturiero high-tech cinese. Il piano si focalizza su dieci aree chiave definite dal Consiglio di Stato cinese sono:
- Nuove tecnologie informatiche.
- Macchine utensili e robot a controllo numerico di fascia alta.
- Attrezzature aerospaziali.
- Strumenti e mezzi per l’ingegneria oceanica e navi di alto livello.
- Attrezzature per il trasporto ferroviario avanzato.
- Auto a risparmio energetico e con nuove fonti energetiche.
- Apparecchiature elettriche.
- Macchine agricole.
- Nuovi materiali, come i polimeri.
- Bio-medicina e apparecchiature mediche.
La Cina vorrebbe aprire ulteriormente il proprio mercato interno per attrarre gli investitori stranieri interessati a investire nei settori chiave. Le società e le istituzioni straniere dovrebbero essere incoraggiate a istituire centri di ricerca e sviluppo in Cina.
4. La Cina potrebbe superare gli Stati Uniti?
Il dollaro, la finanza mondiale e la forza militare sono ancora nettamente a favore degli Stati Uniti, ma gli equilibri mondiali stanno cambiando velocemente. Come abbiamo visto, la Cina oggi è uno dei due motori principali dell’innovazione a livello mondiale. Tuttavia, la Cina per diventare la superpotenza economica più forte non può puntare solo sull’innovazione o sul dumping commerciale.
La Cina dovrebbe far crescere di più il suo mercato interno e favorire la concorrenza internazionale anche in casa sua. Questo favorirebbe anche la crescita del suo sistema finanziario, senza il quale resterebbe sempre sotto il controllo statunitense.
Dal 2001 la Cina fa parte del WTO l’organizzazione mondiale del commercio. Tuttavia, i progressi per l’apertura reale del mercato cinese alle aziende straniere sono stati lenti. La protezione del diritto d’autore è stata molto debole in Cina fino a pochi anni fa.
Recentemente, però, il conflitto commerciale tra USA e Cina sta spingendo per l’apertura del sistema economico e finanziario cinese. Alla fine, il conflitto commerciale con gli USA, se la Cina cedesse ad alcune sacrosante richieste statunitensi, potrebbe favorire un miglioramento strutturale dell’economia cinese e mondiale.
Il dollaro statunitense è ancora la valuta dominante ma qualcosa sta cambiando.
La Cina e la Russia stanno riducendo la loro esposizione al dollaro. Lo fanno sia riducendo i titoli di Stato USA in portafoglio sia pagando sempre più transazioni commerciali internazionali in euro o direttamente in yuan. Inoltre, sia la Russia che la Cina stanno aumentando le riserve in oro, euro e yen a discapito di quelle in $.
Il 90% delle transazioni mondiali di petrolio e derivati sono fatte in dollari. Però, anche su questo fronte sia la Russia che la Cina stanno allontanandosi dal dollaro.
L’euro sta lentamente aumentando il suo peso e la sua importanza a livello mondiale.
Siamo ancora lontanissimi dall’abbandono del dollaro come valuta dominate del commercio mondiale. Tuttavia, se il debito pubblico USA continuasse a crescere e se i rapporti commerciali degli Stati Uniti con il resto del mondo peggiorassero, non si potrebbe escludere un’accelerazione della fuga dal dollaro.
- Ad esempio, la società petrolifera russa Rosneft, uno dei maggiori esportatori di greggio, da fine ottobre 2019, non venderà più i suoi prodotti in dollari ma solo in euro. Per capire la dimensione della decisione, l’anno scorso Rosneft ha esportato prodotti petroliferi per 89 miliardi di dollari che diventeranno circa 80 miliardi di euro.
- Il governo cinese, a novembre 2019, ha emesso a Parigi 4 miliardi di titoli sovrani cinesi denominati in euro. Sia per sostenere la costruzione di un centro finanziario internazionale a Parigi che per approfondire la cooperazione finanziaria tra Cina e Europa. Dal 2004 la Cina aveva smesso di emette debito sovrano in euro.
La valuta cinese è ancora molto indietro a livello internazionale, ma sta facendo molti progressi. Dal 2014 lo yuan cinese non ha più un cambio fisso ancorato al dollaro americano. Inoltre, da ottobre 2016, lo yuan cinese è una delle 5 valute usate per le riserve valutarie SDR del Fondo Monetario Internazionale.
Nonostante questi passi avanti, lo yuan cinese rimane ancora lontanissimo dalla diffusione e dalla fiducia che ha il dollaro USA. Invece, l’euro è già un’alternativa reale, e a molti comincia a fare comodo che ci sia una valuta che può ridurre la supremazia del dollaro USA.
5. Lo scontro tra Stati Uniti e Cina può portare benessere o distruzione.
Lentamente la Cina si sta aprendo al mondo e molte delle richieste statunitensi sarebbero benefiche per i cinesi. Ad esempio, il trasferimento tecnologico forzato ormai è più un limite allo sviluppo che un’opportunità di crescita per la Cina. Teoricamente, Cina, Stati Uniti e Europa potrebbero ridurre le barriere e continuare a crescere insieme.
Però, se la Cina continuerà a crescere vigorosamente, mentre i paesi attualmente più potenti rallentano, potremmo arrivare ad un vero conflitto. Visti gli altissimi livelli di debito e gli squilibri presenti nell’economia mondiale, la recessione potrebbe innescare una nuova crisi finanziaria.
Speriamo che USA e Cina trovino il modo per continuare a prosperare senza portarci in una spirale recessiva o peggio ad una guerra mondiale. Le tensioni commerciali tra USA e Cina non sono state eliminate con il nuovo Presidente Biden e continuano a portare incertezza, rallentando gli investimenti e il commercio. Infatti, la carenza dei microprocessori non è solo una conseguenza del covid-19.
Trovare un nuovo equilibrio non sarà facile. La storia ci insegna che in queste fasi del ciclo economico e politico non si possono escludere i conflitti tra le superpotenze. Infatti, l’inizio del conflitto è sempre commerciale, con dazi e ritorsioni, e poi può diventare una vera guerra.
Vediamo nel grafico “World Uncertainty Index (WUI): Global”, aggiornato al terzo trimestre 2024, come le tensioni politiche ed economiche si sono evolute negli anni:
Il sistema economico mondiale è completamente integrato, ogni prodotto complesso è fatto da componenti e software provenienti da aziende sparse in tutto il mondo. Se questo sistema produttivo globalizzato dovesse spaccarsi con il protezionismo, i costi economici e sociali sarebbero enormi.
È più importante come sarà la superpotenza del futuro piuttosto che chi sarà.
Il presidente cinese ha assunto una carica a vita, quindi la Cina è diventata, di fatto, una “dittatura illuminata”. In questo modo si riducono i cambi di potere e le loro drammatiche conseguenze nei regimi non democratici. Infatti, con i cambi di leadership nei regimi comunisti, spesso ci sono molte persone che finiscono in galera o in disgrazia. Per ora, il presidente cinese ha dimostrato saggezza, moderazione e visione strategica.
Tuttavia, in futuro le cose potrebbero cambiare. Se la Cina diventerà una potenza mondiale incontrastabile potrà voler esportare il suo modello politico egemone. Dopo aver assoggettato economicamente una nazione democratica occidentale potrebbe voler decidere chi la comanda.
Queste dinamiche non sono una novità. In passato sia gli Stati Uniti che la Russia hanno usato queste strategie di influenza economica, militare e politica su altri Stati deboli o instabili. Per non parlare del colonialismo, praticato da tutte le potenze europee, Italia inclusa. Forse, in altre forme, qualche nazione europea ancora lo pratica.
6. Cosa possono fare l’Italia e l’Europa per non rimanere schiacciate tra le due superpotenze?
È meglio non essere un vaso di coccio tra i vasi di ferro. Quando si è deboli si diventa facili prede. Quindi, per prima cosa, non bisogna indebolirsi troppo, a cominciare dal debito eccessivo, e non bisogna rimanere soli. L’euro e l’Europa potrebbero proteggerci e beneficiare dell’indebolimento del dollaro. Se il protezionismo statunitense continuasse, inaspettatamente potrebbe vincere l’euro.
L’euro è la seconda valuta mondiale, dopo il dollaro, nelle transazioni valutarie. Lo yen giapponese e la sterlina britannica non raggiungono le transazioni in euro nemmeno insieme. Abbandonarlo adesso sarebbe un suicidio.
La Cina è una nazione pacifica che cerca di far prosperare il suo popolo, purtroppo non contempla la democrazia. Se diventasse la nazione egemone potrebbe tentare di esportare su vasta scala il suo modello e la sua autorità.
Gli Stati Uniti sono la più grande democrazia del mondo, che io ho sempre ammirato, ma sono in una fase di transizione. L’attuale presidente degli Stati Uniti è il frutto di problemi economici e sociali non risolti, ma la sua aggressività nei confronti dell’Europa e dei suoi alleati è preoccupante.
Spero che, qualunque sarà la superpotenza dominante in futuro, non imporrà la sua forza per opprimere e impoverire il mondo e l’Europa. Ma non possiamo permetterci solo di sperare.
Per affrontare le nuove sfide mondiali noi italiani e noi europei dobbiamo unirci e rafforzarci.
Un’Italia e un’Europa più forti sono fondamentali per competere e difenderci meglio. Purtroppo, in Europa siamo sempre più divisi e ipocriti. Persino alcuni governi europei che si dichiarano europeisti, nei fatti, sono miopi nazionalisti.
Ad esempio, mi sembra che alcuni Stati europei provino a dominare il sistema economico italiano. Invece, a casa loro, alcune Nazioni europee, cercano di bloccare le aziende italiane che provano a crescere nel loro mercato interno. Addirittura, in alcuni casi, sembra che ci facciano una guerra proxy. In pratica, alcuni governi europei pare che usino milizie pagate e armate da loro per destituire i governi stranieri che collaborano da anni con aziende italiane.
Quindi, nemmeno in Europa possiamo permetterci di indebolirci troppo, sperando che l’Europa ci salverà. Dovremmo cercare di rafforzare l’Italia e l’Europa per non essere dei vasi di coccio tra i vasi di ferro.