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Il Cloud hosting sostituirà il classico web hosting condiviso

  1. Il cloud computing ha prezzi sempre più bassi e un’alta qualità dei servizi.
  2. I problemi del web hosting condiviso con chi capita.
  3. Scegliere il Cloud Hosting più adatto alle proprie esigenze.
  4. Il web hosting sul cloud gestito artigianalmente per pochi clienti.

1. Il cloud computing ha prezzi sempre più bassi e un’alta qualità dei servizi.

Il Cloud hosting è il web hosting fatto con il cloud computing. Il cloud computing sta producendo una moltitudine di nuovi servizi e la competizione sta abbassandone i costi. Inizialmente erano solo le 4 o 5 aziende più grandi che dominavano il mercato e si facevano una seria concorrenza nel cloud computing aziendale.

Una miriade di medie e piccole aziende è entrata nel mercato del cloud computing con prezzi più bassi per i piccoli clienti di quelli dei giganti del web. Mi sono accorto che, per alcune nicchie di mercato, come quella del web hosting, le aziende di medie dimensioni riescono a fornire ai piccoli clienti, non solo prezzi migliori, ma anche servizi migliori.

La disponibilità di potenza di calcolo a basso costo e il continuo aumento dei software open source gratuiti, sempre più sofisticati, sta creando nuove opportunità per molti. Vedremo come i servizi di web hosting, e di conseguenze tutto quello che ci gira sopra, possono beneficiare notevolmente del cloud computing passando al cloud hosting.

2. I problemi del web hosting condiviso con chi capita.

Il web hosting condiviso (shared hosting) permette a molti clienti di condividere un unico server, riducendo così i costi. Spesso si tratta di servizi di web hosting gestito (managed web hosting), ovvero di un hosting semplificato e un po’ limitato che però offre un grosso aiuto nella gestione dell’hosting. Le migliori società offrono a migliaia di clienti un supporto online, le ultimissime tecnologie disponibili e una relativa semplicità di gestione.

Nei servizi di shared hosting esistono dei limiti imposti a ogni cliente per evitare che alcuni prendano troppe risorse a danno degli altri. Purtroppo, questi limiti di utilizzo non possono essere troppo restrittivi, altrimenti si sprecano risorse e non si possono gestire i picchi di utilizzo di ciascun utente.

Il risultato è che i problemi creati dai clienti che risiedo sul tuo stesso server diventavano i tuoi problemi. Ad esempio, se alcuni di loro sovraccaricano il server o la connessione internet le tue applicazioni rallentano. Può accadere che tu ottimizzi i tuoi siti web e gli altri si mangino le tue risorse o viceversa. Le performance sono importanti, i siti lenti fanno perdere clienti e posizionamento sui motori di ricerca.

  • L’unica soluzione per far funzionare bene un hosting condiviso sarebbe quella di condividere l’hosting con persone selezionate e affidabili e di spostare chi inizia a monopolizzare le risorse. Purtroppo, se il fornitore dei servizi di hosting gestisce decine di miglia di clienti su migliaia di server condivisi questo approccio da buon padre di famiglia è impossibile.

Ovviamente esistono delle soluzioni migliori che stanno diventando sempre più attraenti e abbordabili grazie al cloud computing.

Alcuni vantaggi di avere un cloud hosting, rispetto a uno shared hosting:

  1. Performance migliori.
  2. Stabilità nel tempo delle performance.
  3. Maggiore flessibilità nella scelta dei software da utilizzare.
  4. Minori costi per eventuali servizi accessori non inclusi nello shared hosting.
  5. Un indirizzo IP fisso non condiviso con altri sconosciuti che potrebbero danneggiarne la reputazione.

3. Scegliere il Cloud Hosting più adatto alle proprie esigenze.

Il cloud hosting gestito è la risposta delle storiche società di hosting all’arrivo del cloud computing. Questa soluzione rientra nei servizi Cloud di tipo PaaS (Platform as a Service) e ha il vantaggio di ridurre il carico di lavoro per la gestione dei software a supporto delle applicazioni principali e di offrire di solito un ottimo livello di supporto di base in caso di problemi.

I servizi PaaS sono in molti settori il futuro. Tuttavia, nel caso del cloud hosting, l’utilizzo dei servizi IaaS (Infrastructure as a Service), ovvero delle infrastrutture hardware offerte come servizio, offre secondo me importati vantaggi rispetto ai servizi PaaS.

a) Alcuni vantaggi dell’autogestione del cloud hosting, rispetto a un classico cloud hosting gestito:

  1. Si risparmia rinunciando al supporto e alla gestione esterna.
  2. Totale flessibilità nella scelta dei software da utilizzare. Ad esempio, sul mio cloud hosting, gestito direttamente da me comprando solo dei servizi IaaS, ho potuto installare WordPress con un database server MySQL 8.
  3. Minori costi per eventuali servizi accessori non inclusi.
  4. Completa adattabilità e flessibilità dei servizi IasS rispetto al variare delle esigenze. Il cloud hosting gestito (PaaS) di solito offre una minore granularità delle risorse necessarie (RAM, spazio disco, processori).
  5. Si evita di avere tanti sconosciuti che devono o possono avere accesso al nostro cloud computing.
  6. Non ci sono altri siti web sconosciuti sul cloud server e con il nostro stesso indirizzo IP address.

b) Gli svantaggi della gestione diretta di un cloud hosting ci sono ma si possono risolvere.

Il problema principale di gestire direttamente il cloud hosting con dei servizi IaaS è che bisogna avere, come minimo, il tempo e le capacità per gestire tutte le componenti software di Linux o Windows e, nel caso di utilizzo di CMS, anche del web server, dei database, del PHP e dei programmi di backup. Questo richiede competenze e tempo.

Al contrario, in un hosting gestito di tipo SaaS la quasi totalità del tempo potrebbe essere dedicato allo sviluppo e alla gestione delle applicazioni più strategiche per l’azienda.

Come vedremo, i software open source, insieme al cloud computing, stanno creando nuove opportunità. I costi dei servizi IaaS sono in continua diminuzione. Anche la loro gestione sta diventando sempre più semplice grazie a nuovi software e a nuovi servizi inclusi nello IaaS. Quindi, sta diventando sempre più conveniente passare al cloud hosting e gestirlo direttamente.

Fortunatamente, c’è una soluzione intermedia, per chi vuole i benefici del cloud hosting autogestito senza investire tempo e risorse. Infatti, ci si può affidare a un “artigiano informatico” che come me vi può offrire un cloud hosting “privato” ad alte prestazioni e sempre aggiornato con le ultime tecnologie.

c) La virtualizzazione con i container semplifica la creazione di un cloud hosting su IaaS.

Ci sono dei nuovi software di virtualizzazione, i container, che stanno semplificando e velocizzando la gestione di tutte le applicazioni caricate sul sistema operativo del server.

La virtualizzazione con i container è la nuova tendenza degli ultimi due anni. Molti li utilizzano per velocizzare l’installazione e la configurazione di applicazioni e sistema operativo. Un altro vantaggio della virtualizzazione delle applicazioni con i container è di separare le applicazioni presenti sullo stesso sistema operativo.

I container sono simili alle macchine virtuali ma ci sono delle differenze sostanziali: occupano meno spazio e richiedono meno risorse rispetto a una macchina virtuale. Tuttavia, i container pur essendo sono molto utili non sono sempre necessari.

Le architetture basate sui servizi separano le parti in componenti distinti. I container funzionano meglio nelle architetture basate sui servizi.

Tuttavia, una volta installate le applicazioni e il sistema operativo, anche con i container, bisogna sapere cosa fare nella normale gestione degli imprevisti e delle eccezioni. Sicuramente i virtual container aiutano a risparmiare tempo, riducono gli errori e aggiungono nuove funzionalità al sistema operativo. Però, ci sono dei costi in termini di maggiori risorse utilizzate e di eventuali vulnerabilità introdotte. Infatti, se aggiungo i container a una macchina virtuale, avrò l’overhead della macchina virtuale più quello dei container. Infine, mi rimane qualche dubbio sul loro supporto a lungo termine.

Posso fidarmi ad usare i virtual container gratuiti?

La tentazione di usare un software gratuito che semplifica l’installazione e la configurazione del sistema operativo e dei software del server è forte, ma ci possiamo fidare dei virtual container gratuiti?

  • Per ora, la maggior del codice dei container è di proprietà di aziende commerciali. Il modello di business più diffuso è rendere gratuito quasi tutto il software, puntando con i prodotti premium ai portafogli dei clienti più grandi. Con questa strategia, alcune aziende potrebbero cercare di procacciarsi una vasta base di utenti per affermarsi come leader. Tuttavia, non si può escludere che successivamente molte funzionalità, attualmente gratuite, diventino a pagamento. Quindi, un primo rischio è il possibile cambiamento del modello di business di chi produce i virtual container.
  • I software container sono molto promettenti ma stanno avendo sempre più successo solo dal 2016 a oggi. Alcuni virtual container o tutti, dopo un iniziale successo, potrebbero essere abbandonati gradualmente e diventare poco affidabile e aggiornati.
  • Il fattore più importante per il successo di un software container è la disponibilità di applicativi in grande numero e sempre aggiornati. Quindi, anche il miglior software container, se perdesse la disponibilità di tanti applicativi aggiornati frequentemente dalla comunità di sviluppatori, diventerebbe quasi inutile. Purtroppo, alcune grandi corporation, quando ottengono il successo con l’aiuto delle comunità online, possono entrare in conflitto con le comunità. Questi conflitti sono già avvenuti in passato in alcune comunità di sviluppatori software. Ho vissuto in prima persona il conflitto tra i grandi social network e le loro comunità online cresciute al loro interno, meglio studiare prima la governance delle piattaforme che si vogliono utilizzare e se non è chiara o sicura conviene restare indipendenti.

La storia dei software container più diffusi.

Il kernel Linux supporta i container dal 2008, tramite Linux container, Lxc. Tra le aziende che sviluppano software container, Docker è stata tra le prime a puntare sui container. Il formato di container sviluppato da Docker è il più promettente e diffuso. Grazie alla sua community, Docker Hub è il più grande repository di immagini di container.

La parte open source, dei container per tutti i sistemi operativi, la OCI “Open Container Initiative”, è supportata dalla Linux Foundation e da quasi tutti i colossi dell’informatica. Per far partire, nel 2015, il progetto OCI, Docker ha donato a OCI il 5% del suo codice sorgente. Tuttavia, la OCI è ancora acerba, dopo oltre un anno siamo ancora alla specifica 1.0.0 rilasciata a luglio 2017.

Molte aziende hanno sviluppato software container per i loro sistemi operativi e per i container.

Quasi tutte le grandi aziende dell’information technology hanno sviluppato software container per i loro sistemi operativi e per i container: Google, Red Hat, IBM, Canonical e Microsoft sono tra le principali protagoniste.

  • Ad esempio, Canonical ha sviluppato Snapcraft, un tool per creare Snap. Uno Snap è un pacchetto di installazione self contained in formato snappy. Quindi, un applicativo installato da uno snap vede le risorse del sistema virtualizzate, si possono far coesistere diverse versioni separate dell’applicativo e aggiornare solo le parti modificate. I pacchetti software snap sono supportati da 41 distribuzioni Linux, tra cui: Ubuntu, Debian, Linux Mint, Arch Linux e Open Suse. Su Ubuntu server gli snap disponibili sono per ora pochi e poco utilizzati. Invece, su Ubuntu desktop è ormai normale usare gli snap dei programmi disponibili nello Snapcraft Store. Canonical ha creato anche una versione minimale di Ubuntu in formato snappy.
  • Microsoft ha sviluppato i Windows Container per il suo sistema operativo proprietario (WCOW) e i Linux container su Windows (LCOW).
  • Google Cloud ha sviluppato un suo CONTAINER-OPTIMIZED OS per meglio supportare i container. Viene fornito con il runtime per container Docker e tutti i componenti Kubernetes. Permette anche di ricevere automaticamente gli aggiornamenti. Google fornisce anche un archivio privato Container Registry per salvare, gestire e proteggere in modo sicuro le immagini Docker. Inoltre, permette di eseguire analisi di vulnerabilità sulle immagini archiviate e di decidere chi ha accesso a cosa, grazie al controllo granulare degli accessi.

Per quanto riguarda i sistemi di gestione dei container, Kubernetes, credo sia l’unico al 100% open source ed è molto promettente. Ha una vastissima compatibilità: funziona ad esempio con Docker, Google Container, AWS e Azure Container.

Perché ho deciso di non usare, per ora, i container sul server.

I container sono utili, riducono la possibilità di errori, semplificano e potenziano il cloud computing e di conseguenza il cloud hosting. Tuttavia, per il momento, ho ancora qualche dubbio su quale sia il migliore per le mie esigenze. Non mi è chiaro il loro sviluppo futuro e il modello di business potrebbe cambiare. Non li utilizzo in produzione ma li sto studiando e sperimentando.

I repository tradizionali funzionano ancora molto bene, aggiungendo anche quelli non ufficiali ma affidabili si possono ottenere gli ultimi aggiornamenti. Il piccolo overhead dei container è comunque un piccolo rallentamento e uno spreco di memoria ram. Quindi, preferisco aspettare ancora per scegliere il più adatto alle mie esigenze e il più affidabile a lungo termine.

4. Il web hosting sul cloud gestito artigianalmente per pochi clienti.

Visto che oggi il cloud hosting non è ancora semplicismo da usare e quello gestito dalle grandi aziende ha diversi svantaggi, si può pensare a una soluzione intermedia. Esiste una via di mezzo tra fare tutto da soli (come faccio io) e affidarsi a una grande azienda che gestisce per noi la complessità. Si può chiedere aiuto a una persona o più persone che hanno già implementato un cloud hosting e sono disposte ad aiutare qualcun altro.

Se si trovano le persone giuste, si può avere un servizio dedicato, ritagliato sulle reali esigenze e quindi con un prezzo adeguato al reale utilizzo.

I vantaggi possono essere anche maggiori: si potrebbe sapere o decidere con chi condividere l’hosting, oppure si può avere un hosting privato, sapendo esattamente chi può avere accesso a cosa.

Forse, i vantaggi maggiori si possono ottenere se chi fornisce l’hosting è una persona che si può conoscere e vi può conoscere bene e con cui si può parlare. In questo modo si può costruire una sinergia maggiore.

Ovviamente non ci sono solo i vantaggi.

Con una gestione artigianale difficilmente i livelli di up time del cloud hosting saranno del 99,99%. Il supporto, se lo chiederai, non potrà essere h24.

Tuttavia, per me, un servizio hosting deve garantire velocità costante, sicurezza e avere le ultime tecnologie. Se poi, per qualche ora all’anno, il servizio non fosse erogato, non cambia nulla per le applicazioni e per i tipi di siti che gestisco. Se per te non fosse così, allora questo tipo e livello di servizio non è sufficiente.

Però non bisogna confondere l’hosting con le applicazioni. Con un hosting gestito in modo industriale, che ti dovrebbe garantire il 99,99 di up time, le tue applicazioni potrebbero essere a rischio. Infatti, le applicazioni internet sono una tua responsabilità al 100%. Se vanno giù per un attacco informatico o un tuo errore o per un qualsiasi altro motivo, nessuno corre ad aiutarti.

Quindi, tutto deve essere allo stesso livello per avere un’alta affidabilità. Ad esempio, avere un hosting che offre il 99,99 di up time teorico ma che usa tecnologie obsolete, con i tuoi applicativi che condividono un server con degli sconosciuti e le tue applicazioni costruite male, non sarà mai una soluzione sicura.

In alcuni casi, quello che fa la differenza è una persona di fiducia con cui parlare e che ti possa dare dei consigli strategici. Un supporto anonimo cerca solo di rispondere velocemente alle tue domande.

Ad esempio, quando avevo un hosting gestito, dopo oltre un anno noi clienti abbiamo scoperto che il loro plugin di cache nativo non era compatibile con l’https. Quindi il mio sito https era molto lento. Questa informazione era stata nascosta dal web host per molto tempo per non perdere i nuovi clienti.

Se ti interessa il cloud hosting ma non vuoi fare tutto da solo forse posso aiutarti.

Guarda le performance e la qualità tecnica di questo sito web. Queste qualità non dipendono solo dalla mia abilità nel costruire e ottimizzare i siti internet con wordpress. Infatti, avendo implementato un ottimo cloud hosting Linux, posso offrire a te e alla tua azienda un cloud hosting artigianale di altissima qualità. Essendo laureato in Computer Science e avendo una lunga esperienza in campo informatico sono riuscito a creare un sistema di cloud hosting veloce e affidabile.

Inoltre, sono considerato da clienti, colleghi e fornitori, come una persona seria, competente e onesta. La mia soluzione è una gestione artigianale di qualità nata per i miei progetti, non è un servizio industriale. Potrebbe essere un modo per conoscersi e far nascere nuove opportunità.

Posso offrire il servizio di cloud hosting sia su virtual host Linux condivisi da qualche sito web, che su un virtual host dedicato. Come dicevo, questo sito web è uno di quelli che ho ideato e che gestisco totalmente, dal Linux cloud hosting, allo sviluppo WordPress. Puoi valutare tu stesso la velocità e la qualità di questo sito o, se ti interessa, di altri siti da me gestiti. Se pensi ci possano essere le giuste premesse contattami con il modulo di contatto.


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