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La trasformazione digitale renderà ininfluenti giornali e TV?

Indice:

  1. Per informarsi, Giornali e televisioni stanno per diventare secondari?
  2. Google e la lotta tra qualità e quantità.
  3. Google Knowledge Graph.
  4. Cosa fanno i social media per limitare la diffusione di notizie false?
  5. Twitter, informazione e sentimenti in tempo reale. Si è alleato con Google.
  6. Linkedin è ormai utile quasi solo per le grandi aziende.
  7. Conclusioni.

1. Per informarsi, Giornali e televisioni stanno per diventare secondari?

C’era un tempo in cui la televisione e i giornali erano l’unico strumento per rimanere informati. Oggi, la trasformazione digitale continua a mettere a dura prova i media tradizionali. Tuttavia, anche i media tradizionali stanno cambiando grazie alla trasformazione digitale ma si sentono insidiati dai nuovi giganti del web. Spesso, in occidente, sono soprattutto Facebook e Google ad essere accusati dai vecchi padroni dell’informazione.

Tuttavia, sia Google che Facebook hanno portato molti benefici agli utenti. Infatti, cercano di offrirci i contenuti che desideriamo, contribuendo al miglioramento della qualità e alla veridicità dei contenuti in rete. Oggi, molti si affidano ai motori di ricerca per tenersi informati e per approfondire quello che gli interessa. Inoltre, tanti italiani ricevono passivamente, in base ai loro interessi, le notizie tramite i vari social network.

Questo è diventato un grosso problema per i giornali. Infatti, la raccolta pubblicitaria nei giornali e gli abbonamenti sono in continuo calo. Inoltre, approfondimenti e analisi di notizie o informazioni, si trovano anche nei blog e nei social media e possono essere autorevoli e affidabili.

Il lato positivo è che avremo accesso a sempre più informazioni libere e indipendenti di qualità, accessibili a tutti. Il lato negativo è che diventa molto più difficile remunerare chi crea i contenuti di qualità.

I grandi Social Network, Facebook, Linkedin, Twitter e persino Apple, stanno assumendo giornalisti.

Attualmente, non tanto per produrre notizie e approfondimenti, ma per selezionare le notizie e gli approfondimenti prodotti da altri. I social media vogliono più informazioni e approfondimenti di qualità per vendere la pubblicità. Forse i giornalisti servono anche per fare o gestire il content marketing.

In questo contesto tecnologico, i video su internet sono sempre più diffusi e rappresentano il fronte più avanzato e sofisticato nella battaglia per il dominio dell’informazione. Come per altri tipi di contenuti, nella produzione di video si può puntare sulla qualità e sulla creatività, o sull’esagerazione e la falsificazione delle realtà.

Con meno risorse disposizione, la qualità dei giornali e delle televisioni in chiaro, tende a peggiorare. Persino le reti RAI si sono ridotte a trasmettere alcuni programmi televisivi che si affidano alle “bufale” per fare audience. Forse, nonostante i voluti ritardi nelle infrastrutture digitali italiane, il problema della libertà di informazione in Italia sta per essere risolto grazie ai contenuti provenienti dal web.

Questa tendenza sembra essere confermata dalle azioni della politica, che, vedendo la crescente debolezza dei media tradizionali, dà l’impressione di tentare la lottizzazione dei social media.

2. Google e la lotta tra qualità e quantità:

  • Google indicizza, valuta e classifica tutto quello che trova in rete. Tutto viene indicizzato e classificato, Blog, giornali online, contenuti pubblici di molti social network. Di recente Google, dopo aver siglato un accordo con Twitter, ha ripreso a indicizzare i tweet, inizialmente limitandosi ai tweet in inglese.
  • Google ha già creato un enorme database il “Knowledge Vault” che già nel 2014 conteneva 1,6 miliardi di “fatti”. Questi fatti possono essere sia verità che falsità che circolano in rete.
  • Il passo successivo sarà l’utilizzo di un nuovo algoritmo, il Knowledge-Based Trust, che dovrebbe permettere di valutare l’affidabilità delle informazioni presenti in rete. Sarebbe una vera rivoluzione, Google riuscirebbe a liberarsi quasi del tutto dalla “schiavitù” dei link per determinare l’affidabilità e l’autorevolezza di un contenuto.

I motori di ricerca venivano ingannati da chi manipolava i link per posizionarsi al meglio sul motore di ricerca. Ci sono stati tanti aggiornamenti dell’algoritmo segreto di Google ma i risultati non sono sempre stati soddisfacenti. Anche se meno che in passato, c’è sempre chi cerca di manipolare gli algoritmi dei motori di ricerca. Se Knowledge-Based Trust riuscirà a diventare affidabile, sarà un grosso aiuto per migliorare la qualità delle ricerche in rete.

3. Google Knowledge Graph

Il progetto del Knowledge-Based Trust ha portato alla creazione del Knowledge Graph di Google. Molti di noi lo usano senza sapere cosa sia e come funzioni.

Ad esempio, dopo aver inserito un termine di ricerca, in un browser desktop, se si utilizza Google come motore di ricerca, spesso appare un blocco di informazioni sul lato destro dello schermo. Questo scheda, che chiameremo pannello Knowledge Graph, contiene informazioni pertinenti e specifiche al contesto della tua ricerca, e sono prodotte grazie al Knowledge Graph.

Ad esempio, se cerchi un film recente con il motore di ricerca di Google, il pannello Knowledge Graph mostrerà poster, recensioni e orari di proiezione. Lo stesso accade per le aziende o i personaggi e i luoghi famosi, ovviamente le “entità” mostrate saranno di diverso tipo.

Da un punto di vista tecnico, i contenuti che finiscono nel Knowledge Graph possono includere le entity individuate di vari tipi: logo, nome del sito, link al profilo social, ecc. In generale, le entity possono derivare da qualsiasi dato prelevato dagli schema.org e da diversi database. Quindi, Knowledge Graph comprende fatti e informazioni sulle “entità” rilevate sul Web e da “entità” prelevate da database open source o con licenza. Google ha dichiarato che con questo sistema ha accumulato oltre 500 miliardi di fatti su quasi cinque miliardi di entità.

Quindi, il Knowledge Graph è come una “gigantesca enciclopedia virtuale dei fatti” a cui Google fa riferimento per generare determinati elementi dei risultati di ricerca.

Infatti, Google non si limita a presentare il risultato che più corrisponde a un termine di ricerca, ma effettua anche connessioni più ampie tra i dati. Raccoglie e analizza enormi quantità di dati su persone, luoghi, cose e fatti e sviluppa modi per presentare i risultati in modo accessibile. Questi risultati sono presentati in vari modi: come snippet, caroselli di immagini o con il Knowledge Panel che ho descritto all’inizio del paragrafo.

Di conseguenza, se un’azienda ha un sito web che considera importante, deve dare importanza anche agli aspetti tecnici del sito web e non solo all’estetica. In questo caso, meglio farsi aiutare da un professionista che non si occupi principalmente di grafica e stile del sito ma che abbia delle solide basi informatiche, come nel mio caso. Quindi, se avessi bisogno, potrei offrirti la mia consulenza SEO.

4. Cosa fanno i social media per limitare la diffusione di notizie false?

Facebook dichiara che sta cercando di eliminare le bufale dal suo social network, il suo approccio è molto semplice. Facebook si affida alle segnalazioni degli utenti, questo è un sistema già utilizzato da molti social network. Non so fino a che punto possa diventare efficace. Facebook rimarrà forse il luogo ideale per far girare le “bufale”.

Persino Linkedin sta diventando terreno fertile per mettere in giro informazioni false o “gonfiate” o semplici banalità ricorrenti che fanno subito molte condivisioni. Su Linkedin, la contrapposizione tra chi condivide solo contenuti professionali e chi condivide anche contenuti personali o ludici, ha scaturito un acceso dibattito.

I giornali stanno aumentando i contenuti che possono avere più condivisioni su Facebook. Questa strategia contribuisce ad abbassare ulteriormente il livello qualitativo dei siti dei media tradizionali e inonda i social network di contenuti spesso banali se non fasulli.

Nel mare di contenuti e di informazioni, prodotti ogni giorno dai giornali, dai social network e dai blog, diventa sempre più difficile trovare le informazioni e i contenuti per noi importanti. Di conseguenza i motori di ricerca sono degli strumenti fondamentali per cercare di ottenere informazioni accurate e affidabili.

Facebook vorrebbe che tutto fosse dentro Facebook e che rimanessimo sempre al suo interno.

Facebook ha lanciato a maggio 2015 un nuovo servizio Instant Articles, che dovrebbe permettere ai giornali di scrivere gli articoli direttamente dentro Facebook, mettendo anche la pubblicità dei loro clienti all’interno di Facebook.

Non so se questo servizio avrà successo, non capisco che senso avrebbe la duplicazione dei contenuti. Alcune grosse testate giornalistiche stanno facendo alcuni articoli specifici per questo nuovo servizio di Facebook. Non credo sia questo un servizio che farà la differenza.

Facebook premia soprattutto i contenuti creati dentro Facebook. Per questo motivo i link esterni, compresi i link dei blog, hanno meno probabilità di avere successo dentro Facebook. Probabilmente sapremo sempre dove sono andati in vacanza i nostri amici ma rimarrà difficile trovare le informazioni che desideriamo dentro Facebook.

La passione per inglobare tutto dentro Facebook è iniziata molto tempo fa.

L’applicazione di blogging Notes è stata inserita dal 2006 in tutti i profili Facebook. Notes è accessibile da qualsiasi utente Facebook andando nelle impostazioni del profilo, ma quasi nessuno la utilizza. Per combinazione, circa una settimana dopo la scrittura di questo articolo, Per avere più contenuti di qualità prodotti dentro Facebook, è stato rilasciato l’aggiornamento di Notes (in Facebook in italiano si chiama Note).

Come potete vedere in questo link a una mia “nota” su Notes, i contenuti sono ormai simili a quelli prodotti su un blog moderno. Nella post spiego anche come attivare Note sul profilo Facebook. Vedremo se, con queste modifiche, Facebook riuscirà finalmente a risolvere il problema più immediato, attirare su questo strumento chi produce contenuti di qualità. Il problema principale è però lo scarso successo, su Facebook e sul web, degli articoli creati utilizzando Notes.

Facebook per fornirci più informazioni di nostro interesse, oltre a imparare dai nostri feedback volontari, analizza il nostro comportamento. Per ora non ho notato molta differenza. Secondo me, le belle foto, i video divertenti e le “balle” virali sono i contenuti che funzionano meglio su Facebook. Al contrario, le possibilità di successo dei contenuti di qualità dentro Facebook sono basse.

Le notizie dei grandi media si diffondono bene su Facebook, ma alla fine sono le stesse notizie che prima ricevevo direttamente dai siti dei giornali. Non ho bisogno di andare su Facebook per questo. Per il lettore l’unico valore aggiunto è quello di poter commentare con gli amici. Rimane comunque il miglior social network per avere le “notizie” dei nostri amici e per poter commentare con i nostri amici.

Google favorisce la crescita del web

Google non cerca di mettere tutto in un unico social media, che spesso tende a penalizzare quello che viene da fuori. Ad esempio, la sua piattaforma di blogging è blogger.com, YouTube è specializzato sui video, per le notizie in generale c’è Google News. Quindi, Google tende a separare e rendere indipendenti i suoi prodotti, quello che li unisce è il web con i motori di ricerca.

I blog, fuori dai profili dei social network, e i siti web, funzionano ancora benissimo, soprattutto quelli WordPress. Il fenomeno dei blogger e dei video blogger è una delle forze che sta facendo saltare gli equilibri nel mondo dell’informazione.

Google News continua a migliorare. Personalmente trovo che Google News e altri servizi di aggregazione siano utili. Tuttavia, secondo me, la vera forza dirompente rimane nel motore di ricerca classico e nei vari social network. Infatti, Google News ha dei limiti. Non tutti vogliono limitarsi a guadagnare così (soprattutto i media tradizionali) o, al contrario, non tutti possono adeguarsi agli standard tecnici e alle regole di Google News, questo fornisce alcune forti garanzie di qualità ma limita la quantità dei contenuti offerti e la velocità degli aggiornamenti. Ci vogliono degli investimenti o delle capacità per stare su Google News e bisogna valutare se ne vale la pena.

La competizione tra Google e Facebook si potrebbe riassumere con la guerra della qualità contro la quantità.

Secondo un report della società Parse.Ly, Facebook ha superato Google come fonte di notizie, la cosa non mi sorprende, sulla quantità Facebook è imbattibile. Io preferisco ancora Google News a Facebook per le normali notizie, e Google non è solo Google News. Per informarsi tramite i blog e i video, Google e Youtube sono fondamentali, mentre per ricevere lo stream di notizie e video degli amici, come già detto, Facebook è superiore.

In altre parole, se voglio sapere cosa mangiano i miei amici e voglio ridere o giocare, vado su Facebook, se voglio informazioni utili e accurate cerco su Google o su altri motori di ricerca. Speriamo che Facebook, Bing, Google e gli altri, continuino a migliorare.

Come vedremo nel capitolo qui di seguito, Twitter e Google, hanno promosso e realizzato un importante progetto aperto, AMP, per migliorare la distribuzione delle notizie in rete.

5. Twitter, informazione e sentimenti in tempo reale. Si è alleato con Google.

Persino i servizi professionali di news e analisi per gli investitori professionali, subiscono la concorrenza del web. Il più famoso, Bloomberg, è nato nel 1981.

Con l’avvento del web 2.0 e dei social media, anche il dominio di Bloomberg ha cominciato a vacillare, in molti casi Twitter si è dimostrato più veloce ed efficace dei servizi informativi di Bloomberg.

Addirittura, uno studio della BCE, da poco pubblicato, dimostra che tra il 2010 e il 2012, analizzando i Tweet, si sarebbe potuto prevedere, nel breve periodo, il successivo movimento dei marcati azionari di Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada. Lo studio analizzava anche l’utilizzo di Google e Google Trends per interpretare l’umore dei mercati ma i risultati si sono dimostrati meno evidenti e immediati

Per chi fosse interessato questo è lo studio pubblicato dalla Banca Centrale Europea “Quantifying the effects of online bullishness on international financial markets”.

  • Twitter non si ferma, anche se ha già una ottima copertura degli eventi live tramite gli hashtag, che su Twitter funzionano benissimo, ha lanciato un App dedicata alle news e agli eventi live, “Project Lightning” che poi è stata ribattezzata Moments. Anche in questo caso, il ruolo dei giornalisti, sembra sarà soprattutto quello di selezionare e aggregare le notizie prodotte da altri.

Accelerated Mobile Pages (AMP), gli Instant Articles di Twitter e Google.

L’accordo tra Google e Twitter ha portato allo sviluppo di Accelerated Mobile Pages (AMP). Si tratta di un progetto aperto, “spinto” da Google e Twitter, ma a cui hanno già aderito, come partner tecnologici, anche Linkedin, Pinterest, Adobe e altri. Con AMP non si “copieranno” le notizie sulle piattaforme dei partner tecnologici, ma la pagina originale viene “velocizzata” e ottimizzata anche per la visione da mobile.

Questa è una differenza notevole di Accelerated Mobile Pages, rispetto ad Apple News e Facebook Instant Articles, visto che sia Apple che Facebook richiedono una copia o un articolo fatto sulle loro piattaforme.

Chi utilizzerà AMP HTML “potrà continuare a ospitare i propri contenuti (sui suoi server), permettendone una distribuzione efficiente attraverso la cache globale ad alte prestazioni di Google.” …” Vogliamo aprire la cache globale di Google per essere utilizzata gratuitamente da chiunque” Ha comunicato, in un post in inglese, David Besbris, Vice President Engineering, Search di Google.

Con questo nuovo modo di diffondere le notizie, non c’è una perdita di traffico né di pubblicità, che anzi aumenterebbero. Google AMP è stato pensato per gli editori e i grandi social network aderenti, per fargli migliorare la velocità di caricamento dei loro contenuti su mobile. Anche i normali siti WordPress possono usare AMP, chi volesse provare, un plugin WordPress per AMP è già disponibile, molti altri seguiranno. Credo che tra non molto AMP sarà parte di WordPress.

Chi non utilizzerà AMP, non sarà teoricamente penalizzato da Google per non averlo utilizzato, in pratica, se le pagine tradizionali diventassero più lente e meno “mobile friendly”, di quelle con AMP, saranno penalizzate.

Ho provato AMP:

Il mio sito è già responsive e si adatta perfettamente alla visualizzazione da mobile, ma ho voluto provare AMP. Per ora mi toglie molte le funzionalità utili del mio tema, dovei quindi reinserire parecchie cose. Mi domando se poi reinserendo tutte le cose che mancano in AMP non si perda la velocità. In teoria no, perché si potrebbe sfruttare la cache di Google. Alla fine ho deciso di aspettare e l’ho rimosso.

Gli Instant Articles di Facebook.

Nel caso di Instant Articles, per Facebook le notizie sono native e spesso questo obbliga a fare delle copie tra i siti web e i social media. In questo modo però, i siti di notizie perderanno traffico, anche se non perderanno la pubblicità.

Dopo molti test e tanto parlare, ad aprile 2016 è arrivato il vero lancio degli Instant Articles di Facebook. Linkedin aveva aderito al progetto aperto AMP, poi sembrava si fosse orientato verso gli Instant articles, invece non se n’è fatto nulla.

6. Linkedin è ormai utile quasi solo per le grandi aziende.

Non tutti gli utenti sono uguali per Linkedin, se non scrivi in inglese sei fortemente penalizzato. Ci sono anche gli influencer ufficiali di Linkedin e gli hashtag. Secondo me, per noi italiani risulta poco efficace, visto come vengono gestiti gli aggiornamenti di post e notizie dentro Linkedin.

I contenuti più lunghi e approfonditi funzionano ancora su Linkedin. I long post su Linkedin erano abbastanza utilizzati dagli utenti di Linkedin. Tutti gli utenti di Linkedin possono usufruire di questa applicazione di blogging gratuita interna a Linkedin. Un blog di qualità, associato a un profilo professionale, può essere utile per fare personal branding, questo incentiva l’inserimento di contenuti di qualità su Linkedin.

Il grosso vantaggio di Linkedin rispetto a Facebook è che, per ora, non penalizza i contenuti creati fuori da Linkedin. Se un contenuto ha valore per gli iscritti di Linkedin, può avere molto successo su Linkedin anche se non è stato creato dentro Linkedin. Questo può migliorare la qualità delle informazioni che riceviamo dentro Linkedin. Inoltre, i gruppi Linkedin stanno risorgendo e consentono in alcuni casi di sopperire alle carenze della home page.

Comunque, Linkedin continua a sperimentare, copiando un po’ Facebook e un po’ Twitter, alla fine è diventato molto utile per le grandi aziende e sempre meno per le persone. Le uniche notizie utili che “rimbalzano” bene su Linkedin sono quelle delle grandi aziende, per il resto il flusso degli aggiornamenti nella home page di LinkedIn mi sembra sempre peggio.

7. Conclusioni.

Sono molte le strategie, delle grandi Corporation del mondo digitale, per offrirci informazioni e contenuti. Google cerca di offrire la migliore ricerca su tutto il web, sia di contenuti che di notizie. Cercando di essere migliore rispetto alla qualità e all’attinenza con le nostre richieste. Quindi, Google è già a un buon punto, ma potrebbe progredire ancora molto con le nuove tecnologie che sta sviluppando e con la continua crescita dei contenuti di qualità sul web.

La strategia più comune, di tutti i leader del settore digitale, è quella di selezionare e aggregare per noi, sul loro media digitale, le notizie e gli approfondimenti di qualità. Questa strategia, che utilizza spesso giornalisti professionisti, facilità la vita di chi non ha voglia, o non ha la necessità, di cercare attivamente le informazioni sul web.

Chi non vuole cercare le informazioni sul web può crearsi una sua “struttura” di aggregazione, senza usare necessariamente i vari sevizi di news di Apple, Twitter, Facebook, ecc.

Un ottimo esempio sono le liste di utenti di Twitter. Ogni utente di Twitter seleziona, aggrega e produce informazioni, creando delle liste di utenti. Si creano così dei flussi di informazioni e contenuti tematici. Ci sono utenti di Twitter specializzati su specifici argomenti, aggregando le persone, le aziende e i giornalisti, secondo le nostre necessità, si può ottenere un servizio molto personalizzato, più utile di quello di un canale di news ufficiale.

Ci sono quindi due fenomeni impossibili da contrastare e che, secondo me, determineranno i cambiamenti maggiori:

  1. Le selezioni delle liste di profili che amiamo veramente seguire sui social media, e che lentamente ognuno di noi fa o aggiorna ogni giorno.
  2. La ricerca su tutto il web di informazioni precise e accurate. Su questo Google sembra essere in vantaggio su tutti.

I media digitali posso creare problemi anche agli utenti.

I social media, offrendoci sempre quello che vogliamo in quantità enormi, possono portare a rafforzare i nostri pregiudizi o addirittura al settarismo. Inoltre, per tenerci incollati alle loro pagine, sfruttano dei meccanismi psicologici che possono portare alla dipendenza, o quanto meno possono farci perdere tempo prezioso.

Dopo l’entusiasmo iniziale per i social media, tra il 2008 e il 2012, ho capito che Linkedin, e gli altri social media, cercano di sfruttarci dandoci in cambio il meno possibile. Dobbiamo chiederci sempre se quello che facciamo sui social sia importante per noi o per gli altri, spesso la risposta è no.


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