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Tutti i Commenti nel sito

Qui trovi tutti i commenti e le risposte. I commenti provengono dai post dei blog del sito o dalle pagine. Sono ordinati con i più recenti in alto. In ogni commento c’è il link al post commentato. Buona lettura.

  • From Franco Schettino on Lo stupore dei datori di lavoro che non trovano personale.

    Su linkedIn, qualche tempo fa, ci fu una rappresentante di una agenzia di recruiting che affermò qualcosa del tipo “non si trovano persone con queste caratteristiche… ” Rispose un dirigente di Federmanager (o analoga): “Dimmi quanti te ne servono!”.
    2015/12/16 at 9:26 pm
  • From Federico Orlandini on Italia: i 3 errori capitali che non smettiamo di fare.

    “A parole diciamo di volere attrarre gli investitori italiani e esteri, ma poi aumentiamo le tasse, soprattutto continuiamo ad aumentare le tasse che gravano su chi vuole investire in borsa. Ad esempio, gli unici in Europa che hanno la Tobin Tax siamo noi e la Francia, i due paesi Europei che continuano a deludere le aspettative di crescita.”
    Il problema n. 1 dell’Italia dunque sarebbe la Tobin Tax? E quale relazione ci sarebbe fra l’incremento degli investimenti in borsa e la crescita del PIL italiano?
    Personalmente credo che l’investimento/speculazione finanziaria sia una delle piaghe del nostro tempo quindi preferisco che venga applicata la Tobin Tax e che si riducano le tasse sul lavoro.
    Potremmo poi parlare della quasi totale mancanza del concetto di “comunità” nell’italiano medio, dell’elevazione ad eccellenza della mediocrità oramai in voga da almeno 20 anni, ma questa sarebbe un’altra storia e richiederebbe credo almeno un migliaio di righe di commento.

    2015/12/17 at 10:02 am
    • From Enrico Filippucci on Italia: i 3 errori capitali che non smettiamo di fare.

      Federico, investire in azioni serve per finanziare le aziende. Inoltre, chi ha un mercato finanziario efficiente ed economico , non solo permette lo sviluppo delle aziende nazionali ma attira anche le aziende straniere.

      Ti sei mai domandato perché l’Inghilterra e gli Stati Uniti sono pieni di multinazionali e sono la culla di quasi tutte le aziende migliori al mondo? Uno dei motivi più importanti è un mercato finanziario molto attraente per gli investitori.

      Qui in Italia si investe quasi solo su bond bancari, titoli di stato, coop e case. Questo è un male sia per gli investitori italiani, che guadagno poco e rischiano molto, sia per le aziende che non trovano credito a sufficienza.

      Applicare la Tobin Tax solo in Italia rende il nostro mercato azionario ancora meno attraente e ancora più insignificante nel panorama mondiale. La competitività delle aziende italiane viene ridotta con meno credito.

      Non capire la differenza tra investitori e speculatori è un problema molto grosso. Molti italiani pagheranno cara la loro ignoranza finanziaria, investire male i propri soldi vuol dire avere problemi in vecchiaia. Lo stato italiano è messo male, la pensione bisognerà saperla integrare con investimenti intelligenti.

      2015/12/17 at 10:24 am
      • From Federico Orlandini on Italia: i 3 errori capitali che non smettiamo di fare.

        “Ti sei mai domandato perché l’Inghilterra e gli Stati Uniti sono pieni di multinazionali e sono la culla di quasi tutte le aziende migliori al mondo?”
        Dove vogliamo mettere la Germania? I paesi nordici quindi dovrebbero essere alla fame?

        “Molti italiani pagheranno cara la loro ignoranza finanziaria, investire male i propri soldi vuol dire avere problemi in vecchiaia”.
        Quindi siamo totalmente in mano alla finanza? Se non si diventa esperti in mercati finanziari siamo condannati a sopperire al grande libero mercato finanziario? (Mi viene in mente giusto ora il caso Banca Etruria).

        La finanza non è la soluzione. La finanza, nei giorni nostri, è il problema. Forse sto mischiando (erroneamente) finanza e speculazione ma pensare di discernerle mi pare estremamente difficile.

        2015/12/17 at 11:11 am
        • From Enrico Filippucci on Italia: i 3 errori capitali che non smettiamo di fare.

          Federico, la Germania non ha messo la Tobin Tax, aspetta che la mettano prima gli altri, poi forse la metterà forse no. I tedeschi non sono stupidi, ci tengono al loro mercato finanziario. Inoltre, la Germania ha il sistema finanziario più esposto sui derivati.

          La Tobin Tax colpisce solo gli investitori, chi compra e vende le azioni in giornata non la paga. Favorisce la speculazione e disincentiva gli investimenti, una tassa idiota.

          Per quanto riguarda Banca Etruiria, è proprio il modello finanziario da cambiare. Se non hai un mercato azionario le aziende si finanziario con le banche, le quali danno credito per “amicizia” e poi falliscono. In Italia questo modello sta per scoppiare, i crediti deteriorati continuano a crescere.
          https://jobseekeritalia.it/2015/12/13/fare-fallire-una-banca-e-vivere-felici/

          Senza finanza come fai a creare un’azienda?
          https://jobseekeritalia.it/2014/06/27/demonizzare-la-finanza-impedisce-la-ripresa/

          2015/12/17 at 11:29 am
  • From claudio on Lo stupore dei datori di lavoro che non trovano personale.

    Buongiorno a tutti.
    Ho letto con molta attenzione quanto indicato nell’articolo e i commenti. Lavoro nell’ambito della ricerca, selezione e formazione del personale da circa 15 anni e come career coach mi trovo spesso davanti persone che vogliono cambiare lavoro o che sono alla ricerca di occupazione.

    L’articolo è molto interessante e trovo corretto quanto indicato, concordo sul fatto che una maggiore specializzazione da parte dei vari attori che lavorano nel campo della selezione sia un fattore determinante.

    Oggi le aziende cercano sempre più persone che abbiamo buone competenze, tuttavia il requisito principale, per quella che è la mia esperienza, è la richiesta ai selezionatori di trovare persone che possano fare la differenza, i “talenti”. Parlo sia di giovani, con voglia di mettersi in gioco e di dare all’azienda qualcosa in più rispetto a quello che ha. Ci sono e ci saranno sempre aziende che chiedono tanto ed offrono poco (in termini economici e di formazione), come ci saranno sempre persone che cercano uno stipendio e non un lavoro.

    Sono convinto ed ho avuto la fortuna di incontrare nella mia carriera, persone che si sono impegnate nel loro lavoro e che sono arrivate ad avere buone opportunità economiche, come esistono aziende disposte ad investire sulle persone e crescere insieme a loro.

    Oggi in Italia la cultura del “MERITO” è ancora poco perseguita, lo vediamo nella modalità di premio in azienda, spesso il premio è condiviso in misura uguale su tutti, magari tra i tanti non tutti hanno contribuito allo stesso modo al risultato, questo non aiuta la motivazione e la volontà di dare.

    Sappiamo che in Italia esiste ancora molto la “raccomandazione”, quindi non sempre la persona che ricopre un ruolo e lavora è lì per capacità e “meriti”.

    Da coach dico però che ognuno di noi ha dentro di sé la forza per arrivare dove vuole e trovare il lavoro che desidera. Sicuramente è fondamentale partire dalla consapevolezza degli strumenti che uno ha, impegnarsi anche a formarsi per le costruire le competenze che servono per arrivare ad un obiettivo di carriera, sviluppare un piano d’azione preciso e avere la capacità di analizzare i risultati (non serve mandare 100 curricula, è uno spreco di energia).
    Avere un obiettivo chiaro è importante! Oggi cercare un lavoro è un lavoro!

    Grazie a tutti. Buone Feste!

    2015/12/20 at 12:19 pm
  • From Francesco Basta on Italia: i 3 errori capitali che non smettiamo di fare.

    Enrico e tutti, secondo me ci sono anche altri errori capitali, fra questi soprattutto la scarsa propensione degli imprenditori all’ innovazione e le dimensioni troppo limitate delle imprese. Inoltre (ma non ne sono sicuro essendo fuori dall’ Italia da qualche anno) credo che persista l’ atteggiamento da “padrone” che una volta era largamente diffuso, che avvilisce il personale e finisce col favorire chi si adegua rispetto a chi ha idee.

    2015/12/21 at 12:52 pm
  • From Lino De Filippis on Falsi miti del risparmio gestito, fondi comuni d'investimento e ETF

    grazie, molto utile

    2016/01/04 at 11:01 am
  • From dr K on La bolla del debito dei fracker, produttori di shale oil e gas

    I paesi con il costo minore di estrazione sono anche paesi dove l’estrazione e l’esportazione del petrolio potrebbe diventare difficile se non impossibile in tempi brevi.
    L’Arabia Saudita negli ultimi periodi attraversa una grave crisi interna.

    L’attuale monarchia non sembra per ora capace di far fronte alla crescita del consenso da parte della popolazione ai movimenti di opposizione.
    Aggiungendo a questo il ruolo che la Russia (produttore ad alto costo) sta assumendo nella regione, sia a livello militare che politico, alla debolezza di un presidente USA a fine mandato e con un congresso a maggioranza repubblicana non vedo la posizione Saudita come una delle più brillanti.
    Gli USA e i suoi produttori sono sempre usciti vincenti da ogni guerra e si sono sempre risollevati prima degli altri da ogni crisi (creata da loro stessi). Se hanno deciso di esportare petrolio lo faranno e sicuramente ci guadagneranno.
    Per tutti gli altri produttori saranno tempi molto difficili, quindi secondo me saranno loro in maniera diretta o indiretta(…..) a stabilire quale sarà il prezzo di mercato del barile costringendo tutti gli altri produttori a seguirli.

    2016/01/10 at 11:17 pm
    • From Enrico Filippucci on La bolla del debito dei fracker, produttori di shale oil e gas

      Grazie per il commento. Credo che la strategia dell’Arabia Saudita fosse in parte inevitabile. La produzione mondiale di petrolio avrebbe continuato ad aumentare con il petrolio vicino a 100$.

      L’unico modo per bilanciare il mercato, dopo l’arrivo delle tecnologie di fracking, è stato con un crollo del prezzo del petrolio.

      Il Fracking 2.0, che avrebbe dovuto portare il costo di produzione sotto i 20$ al barile, non ha prodotto i risultati sperati in termini di costi ma solo in termini di produzione. Un disastro finanziario e un miracolo produttivo basati su una illusione di efficienza produttiva che non c’è.

      2016/03/01 at 9:45 am
  • From avv. zanchetta on Elezioni europee 2014: dati italiani rispetto al corpo elettorale.

    Ottima analisi: grazie.

    2016/01/18 at 10:26 pm
  • From Maurizio Pesce on Sei sicuro che portare al fallimento una banca sia una colpa?

    Non si può non condividere. Bravo !

    2016/03/25 at 7:02 pm
  • From Alessandro Sartori on Linkedin ha un problema che cerca di nascondere?

    Buongiorno Enrico,
    al di là dei giusti dati economici che riporti, mi sento di aggiungere solo un tassello al tuo ragionamento: il dato relativo al numero totale di utenti, a differenza di quello degli altri player (Facebook, Instagram etc.), nel caso di Linkedin va interpretato e la chiave di questa interpretazione la troviamo nell’origine stessa di Linkedin.

    Linkedin, a differenza degli altri “contenitori”, è rivolto agli utenti professionisti: dicendo ciò, automaticamente escludiamo quella fetta di pubblico che ha senso di esistere nei sociali network solo per postare foto di gattini, improbabili ricette di torte all’asparago e pera spadona, foto dei nipoti.

    Va anche detto che in una qualche misura può risultare meno forte il fenomeno del “Questo filmato di anatroccoli lo ripubblico perché di sicuro piacerà a tutti”: proprio nel suo essere rivolto a professionisti, Linkedin è in grado di diventare estremamente specialistico nella gestione delle “cerchie” di contatti e nel far circolare le notizie.
    Ora che sto cambiando lavoro, mi accorgo che il mio profilo Linkedin è “impostato” su preferenze relative al mondo dell’elettronica di consumo: dovrò fare uno “step-back” e ri-orientare il tiro verso il mondo della meccanica.

    In buona sostanza: Linkedin non potrà mai arrivare allo stesso numero di utenti degli altri social network, perché la base di utenti è estremamente diversa e motivata alla partecipazione da stimoli diversi.

    Un saluto.

    2016/03/26 at 9:11 am
    • From Enrico Filippucci on Linkedin ha un problema che cerca di nascondere?

      Grazie per il commento Alessandro, da utente sono d’accordo con te.

      Il problema è che gli investitori ragionano diversamente, per giustificare le valutazioni stratosferiche che aveva raggiunto, Linkedin non poteva continuare a sprofondare nella classifica dei social network basata sul numero assoluto di utenti attivi.

      Il management ha cercato di coprire il problema prima con modifiche fastidiose del funzionamento di Linkedin, poi nascondendo i dati nell’ultima trimestrale.

      2016/03/26 at 10:20 am
      • From Stef Gandolfi on Linkedin ha un problema che cerca di nascondere?

        Esatto Enrico.
        Prendiamo come esempio un altro social network che potremmo considerare quasi al pari di LinkedIn come tipologia di utenza: Twitter. Tempo fa avevo già commentato in merito, condividendo un video di Marco Montemagno che faceva il punto sui social network e sul futuro dei siti internet.

        Questa settimana è uscita la notizia che la crisi di Twitter porterà alla chiusura delle sede di Milano.

        2016/11/16 at 8:26 am
  • From Antonio Satta on I migliori spin doctor e professionisti di comunicazione politica

    Vorrei segnalare due imprecisioni: Gerardo Orsini ha collaborato con il ministro Guidi per pochi mesi, fino all’arrivo di Enrico Romagna Manoia, da quasi due anni capo ufficio stampa e responsabile comunicazione del Ministero dello Sviluppo Economico, mentre Roberto Basso è tuttora capo della Comunicazione del Mef e portavoce del ministro Pier Carlo Padoan

    2016/03/30 at 8:34 am